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Per colpa della Lega, foresterie dei parchi vietate ai profughi ucraini

Camere, uso cucina, spazi esterni gradevoli. Ma inutilizzabili per chi scappa dalla guerra. Sono le foresterie dei parchi regionali, ricettività che si trova dentro le strutture di proprietà di questi enti, normalmente destinata a escursionisti, studiosi, tecnici, ma che oggi potrebbe tranquillamente essere destinata all’accoglimento dei profughi dell’Ucraina. Impossibile, grazie alla Lega. La quale, per sua stessa forma mentis, ha voluto a tutti i costi dire no all’accoglienza di rifugiati, richiedenti asilo e disperati provenienti dal resto del mondo, non pensando che un giorno quelle persone non gli sarebbero state invise come chi arriva dall’Africa o dal Medio Oriente. Tant’è.
I fatti. Alcuni parchi regionali, ad esempio quello di Montevecchia e della Valle del Curone nel lecchese, vorrebbero mettere a disposizione quelle foresterie per i cittadini ucraini che stanno arrivando dal loro ormai devastato Paese, ma si rendono ben presto conto che sono impossibilitati a farlo, se non vogliono perdere i contributi che Regione Lombardia destina loro ogni anno.
I motivi vanno fatti risalire al novembre del 2015, quando ad accorgersi che i parchi lombardi non avrebbero potuto tendere la mano ai profughi, erano stati i consiglieri Pd bergamaschi: all’epoca Regione Lombardia aveva ventilato il fatto di rivedere, se non addirittura togliere completamente, i contributi al Parco dei Colli di Bergamo che, in quelle settimane, aveva ospitato, in un suo edificio, per breve tempo, un piccolo gruppo di profughi, per altro su richiesta della Prefettura. All’epoca una mozione del Pd, passata a voto segreto, aveva indotto l’allora assessora all’Ambiente Terzi, oggi delegata ai Trasporti, a fare marcia indietro. Ma lei stessa aveva dichiarato pubblicamente che in qualche modo quella limitazione sarebbe stata reinserita nelle misure regionali.
Detto, fatto. Nelle settimane successive, mentre la Giunta Maroni era costretta a revocare la delibera che vietava espressamente la possibilità di accogliere profughi, come accaduto a Bergamo, ne veniva approvata un’altra dove si rivedevano in senso stringente le finalità dei parchi, richiamando “le note inviate dall’assessore all’Ambiente ai presidenti dei parchi regionali nelle quali si sottolineava come le strutture e gli immobili dei parchi debbano essere utilizzati esclusivamente per la fruizione dei parchi stessi e come il rispetto di tale principio da parte degli Enti gestori dei parchi debba essere suscettibile di attenta valutazione da parte della Giunta regionale nell’erogazione di risorse finanziarie”. E citando “l’informativa resa dall’assessore all’Ambiente alla Giunta regionale nella seduta del 4 settembre 2015, avente ad oggetto «Ricovero dei richiedenti asilo presso le strutture dei parchi regionali lombardi»”.
Insomma, un escamotage. “E da allora, ogni anno, a dicembre, in fase di ripartizione dei fondi ai parchi, basta che nella nuova delibera venga citata quest’ultima che le stringenti limitazioni imposte dalla Lega valgono”, fanno presente Raffaele Straniero, consigliere regionale del Pd a cui per primo sono state fatte le segnalazioni, e il capogruppo Fabio Pizzul.
Tra l’altro, per non sbagliare, con due emendamenti simili, prima in Commissione Bilancio e poi in Aula, la Lega all’epoca riuscì a far modificare un passaggio fondamentale della legge su parchi, la 86 del 1983. All’articolo 3, comma 2 ter, si legge, infatti, testualmente: “I parchi regionali accedono ai contributi regionali in conto capitale a condizione che utilizzino i beni mobili e immobili in modo coerente con le finalità di valorizzazione ambientale previste dalla presente legge”.
Adesso Regione sta cercando alberghi che si mettano a disposizione per ospitare i profughi, “ma non è in grado, per sua stessa colpa, di utilizzare strutture idonee di sua proprietà – continuano Straniero e Pizzul –. E d’altra parte, i parchi non insistono, a meno di non accettare di essere penalizzati rispetto ai fondi. Quindi, per una questione di principio ideologico per noi sbagliato, quella decisione non permette a persone che scappano dall’inferno di essere accolte e aiutate laddove il posto per loro ci sarebbe”.
I dem hanno presentato un’interrogazione in cui chiedono alla Giunta Fontana, ma in realtà è un caldo invito, se non ritiene opportuno rivedere e modificare la delibera iniziale per valutare un coinvolgimento delle aree protette che si rendessero disponibili nel coordinamento dell’accoglienza, individuando come per tutti gli altri attori coinvolti (Province, Comuni, enti locali, associazioni…), semmai forme di incentivo al fine di rendere il sistema di accoglienza il più efficace possibile.
“Altrimenti, per bloccare alcune persone non gradite al centrodestra, oggi Regione rischia di non poter dare una mano a una popolazione verso cui anche la maggioranza vorrebbe offrire il proprio aiuto. Davvero assurdo”, concludono Straniero e Pizzul.

RedazioneN7ggPd

PD Regione Lombardia