Spinte, botte, schiaffi, insulti e minacce verbali: sono queste le aggressioni che si registrano nelle strutture ospedaliere a danno del personale medico e sanitario. Il fenomeno non è nuovo, ma purtroppo si fa ancora fatica a stabilirne a pieno le dimensioni, perché manca un sistema di procedure univoco ed omogeneo di raccolta e monitoraggio dello stesso. A causa di ciò i dati forniti dalle strutture, parliamo di 1704 aggressioni totali registrate a Milano Metropolitana dal 2016 al primo settembre del 2019, sono parziali e disomogenei.
Per quanto riguarda gli ambiti in cui risultano concentrarsi le aggressioni i più colpiti sono i posti di pronto soccorso (462 casi dal 2016 al primo semestre 2019) e i reparti di psichiatria (195 episodi).
Due ambiti nei quali non è difficile decifrarne le cause. Nel primo caso, infatti, non si può non rilevare un collegamento con la scarsezza del personale, con conseguenze che si ripercuotono purtroppo sulle ore di attesa. Nel secondo invece la causa va ricondotta alla mancanza di formazione specifica per gestire la tipologia di paziente. Corsie che si svuotano, medici e operatori sempre più deficitari si trovano a farsi carico di un numero sempre maggiore di pazienti, col risultato di liste e tempi di attesa ai pronto soccorsi che si allungano. A farne le spese sono purtroppo gli infermieri, secondo i numeri nell’80% dei casi.
“Il tema della sanità è vastissimo, ma purtroppo di sicurezza negli ospedali non si parla mai – denuncia Silvia Roggiani segretaria metropolitana del PD. Si tratta di un fenomeno che tocca da vicinissimo la vita delle persone ma è troppo poco indagato. Per questo motivo il Partito Democratico, attraverso i suoi rappresentanti nelle istituzioni, vuole accendere un faro e andare nella direzione di garantire maggiori garanzie ai pazienti, da una parte, e sicurezza e tutele a medici e operatori sanitari ritenuti, a torto, responsabili di attese ritardi e disservizi”.
“Fino ad oggi ci sono state solo raccomandazioni, adesso ci vuole una legge – dichiara la consigliera regionale Carmela Rozza. Solo con la forza di una legge possiamo obbligare tutte le aziende sanitarie a mappare il fenomeno delle aggressioni in maniera omogenea e secondo un sistema univoco. Dai numeri raccolti emerge approssimazione e noncuranza nei confronti di un fenomeno troppo importante. Gli operatori socio-sanitari arrivano a sentirsi responsabili di inefficienze e ritardi, cosa che li spinge spesso a non segnalare episodi di cui sono vittime, per questo è necessario, da una parte, che le amministrazioni li tutelino e non li facciamo sentire soli e, dall’altra, è indispensabile che persone in sofferenza, come pazienti, possano sentirsi assistiti nelle migliori condizioni possibili”.
Il progetto di legge promosso dal gruppo PD in Consiglio regionale (a prima firma della consigliera Carmela Rozza), infatti, interviene sulla formazione del personale, mette in fila obblighi, procedure e responsabilità coinvolgendo istituzioni, dirigenti, operatori e cittadini, in una grande operazione di riequilibrio, rinnovamento e messa in sicurezza dei luoghi della cura e dell’assistenza. In più detta la necessità di istituire un tavolo dove tutti gli attori, dai sindacati alle forze dell’ordine, dall’assessorato ai tecnici del settore, possano contribuire a definire le linee pratiche alle ATS, e un fondo economico di 400mila euro per la prima annualità.
Un buon lavoro, in termini di mappatura e conoscenza del fenomeno, è stato avviato dall’ASST Policlinico, i cui risultati stanno dando dei frutti significativi in termini di interpretazione dei numeri. Ancora diverso è il caso della ASST Lariana (che ci lavora nel 2007) dove grazie alla sensibilità di dirigenti e operatori si sono stabiliti regole e protocolli ben precisi che consentono una lettura molto più approfondita del fenomeno. Azienda ospedaliera dove, peraltro, è possibile individuare una riduzione in numeri assoluti delle aggressioni.
“L’idea che abbiamo promosso grazie alla consigliera Carmela Rozza – afferma il capogruppo del PD in Consiglio regionale Fabio Pizzul – è di dare maggiore forza alle buone pratiche che già esistono, come quelle attualizzate appunto dall’ASST Lariana. E ci auguriamo che questo progetto possa trovare forza e sostegno nell’attuale maggioranza di Regione Lombardia”.
“Per combattere un fenomeno – conclude la responsabile del Dipartimento Salute e Welfare del PD Milano Metropolitana Piera Landoni – c’è bisogno di conoscerlo. Sapere, ad esempio, che alcuni eventi sono più frequenti nella zona triage o davanti alle porte d’accesso del pronto soccorso, porta per esempio alla decisione di collocare dei sistemi di videosorveglianza piuttosto che avviare una convenzione con dei volontari per un’opera di accoglienza e di informazione nei confronti dei familiari del paziente. Il numero di aggressioni totali registrato, 1704, è un numero alto ma non dà l’effettiva dimensione della questione, perché serve un sistema unico di raccolta dati. Come vediamo dai risultati di questa indagine, quando si inizia a lavorare bene si va anche verso una diminuzione dei casi quindi verso una maggiore tutela di pazienti, famiglie, medici e di tutto il personale socio–sanitario”.
Milano, 4 dicembre 2019
Di seguito il materiale diffuso oggi nel corso della conferenza stampa:
Aggressioni personale ATS a Milano Metropolitana
Focus su ASST Lariana
https://www.pdmilano.eu/files/documento/2019/FOCUS_ASSTLariana_cs04_12_2019.pdf
Progetto di legge “Prevenzione e contrasto al personale sanitario”