Skip to main content

Paola Bocci e Pierfrancesco Majorino presentano la nuova indagine sull’applicazione della Legge 194

BOCCI E MAJORINO (PD): “NUMERO IVG STABILE, ANCORA SACCHE DI OBIEZIONE, POCA RU486, CONSULTORI IGNORATI. MA REGIONE TACE”

Il numero di interruzioni di gravidanza in Lombardia è stabile. Se la media regionale dell’obiezione si avvicina al 50%, ci sono ancora un quarto degli ospedali con l’obiezione al 70%. La Ru486, cioè l’interruzione farmacologica, è utilizzata molto meno che in altre regioni virtuose. La Regione ignora i consultori. È poi necessario alzare la guardia sugli accessi alle Ivg delle donne con cittadinanza non italiana.

Questa è la sintesi di quanto emerge dalla nuova indagine sull’applicazione della legge 194 in Lombardia, portata avanti, ormai da più di un decennio, dal Gruppo regionale del Pd, e negli ultimi sette anni dalla consigliera Paola Bocci.

“È surreale che questi numeri, la loro rielaborazione, il quadro che si riesce così a tratteggiare debba farlo un gruppo di minoranza. A noi può far gioco, politicamente, ma è una sorta di attività non governativa, e questo perché la destra lombarda è oscurantista e continua ad avere paura della 194. Quindi, una realtà che dovrebbe essere fruibile, pubblica, viene tenuta nascosta da chi governa la regione. E con la sua gestione politica ne condiziona l’applicazione. Come altrettanto silenziata è l’educazione alla sessualità che, invece, noi crediamo si debba portare avanti per le ragazze e i ragazzi che vivono in Lombardia e non solo”, le ha fatto eco Pierfrancesco Majorino, capogruppo regionale dem.

“La nostra indagine diventa ancora più importante nel momento in cui abbiamo open data nazionali datati, risalenti al 2022, e disaggregati solo per regioni. Il lavoro che facciamo dovrebbe essere in carico alla Regione con un Osservatorio regionale che renda pubblici i dati dell’anno precedente, in breve tempo. Solo così da una parte le donne avrebbero informazioni trasparenti e dall’altra si potrebbe intervenire per introdurre correttivi, garantendo ovunque l’accesso al servizio”, aggiunge Bocci.

“Con la raccolta di dati puntuali, su province e strutture, siamo riusciti a evidenziare e segnalare che permangono disomogeneità sia sull’obiezione di coscienza, sia sull’utilizzo della farmacologica, la Ru486, sempre più bassa che in altre regioni virtuose. Serve una direttiva regionale che imponga ai presidi che siano erogate Ivg con entrambe i metodi, affinché le donne possano davvero scegliere. Contemporaneamente, serve che sia riconosciuta in questo processo centralità ai consultori pubblici che devono essere in maggior numero e potenziati, non limitati alla produzione di certificazioni, per poter erogare anche loro la farmacologica, come già da anni avviene in Emilia-Romagna e dove, dal 2025, la Giunta regionale ha deliberato un protocollo”, spiega la consigliera Pd.

“Un dato importante, mai ancora quantificato ed esplorato da quest’anno, emerge poi dalla nuova indagine. Le donne con cittadinanza non italiana, che ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza meno delle italiane, in numeri assoluti, hanno un’incidenza di Ivg molto alta se rapportiamo questi numeri alla loro popolazione di riferimento, cioè tutte le donne senza cittadinanza. E questo ci fa pensare che siano anche molto sole: è necessario che vengano informate, accompagnate, supportate con un occhio anche alla provenienza, alla lingua, alla comprensione dell’italiano, alla cultura familiare. In questo i consultori possono essere un punto di riferimento. Servono informazioni in diverse lingue nei luoghi dove possono essere intercettate e progetti ad hoc per loro su prevenzione e contraccezione, in collaborazione tra consultori e associazioni. Ma una campagna informativa è necessaria anche per le più giovani, per cui riteniamo fondamentale investire sull’educazione sessuale nelle scuole”, conclude Bocci.

👉La nota stampa

👉Le slide

👉il video di Paola Bocci

Milano, 21 maggio 2025

 

 

 

 

 

 

 

PD Regione Lombardia