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L’intervento di Paola Bocci, durante la seduta del Consiglio regionale dedicata al dibattito sull’emergenza carceri in Lombardia.

BOCCI (PD): “SERVE PIÙ INTERVENTO DELLA REGIONE SULLA SALUTE MENTALE: ECCO I NUMERI NEGLI ISTITUTI LOMBARDI”

La Regione ha responsabilità sulle condizioni critiche delle carceri e deve fare la sua parte investendo di più per tutelare la salute dei detenuti, in particolare quella mentale. È la sintesi dell’intervento di Paola Bocci, consigliera regionale del Pd, durante la seduta d’Aula di stamattina, dedicata al dibattito sull’emergenza carceri in Lombardia.

“Le soluzioni non sono semplici e univoche e non risiedono solo nel miglioramento delle condizioni all’interno degli istituti di pena. Bisogna lavorare fuori dal carcere, potenziando gli interventi sul territorio, e sulle pene alternative. Le premesse per garantire condizioni dignitose a chi è detenuto, stanno nel dettato della nostra Costituzione, che interpreta la pena in chiave rieducativa, ma mai contraria al senso di umanità, puntando al reinserimento del detenuto; nel ‘Nessuno tocchi Caino’ contenuto nella Bibbia; nella consapevolezza che tutte le istituzioni devono sentirsi coinvolte e nessuna sentirsi assolta. Perché delle condizioni critiche in cui vivono le persone detenute e, di conseguenza, anche il personale che lavora negli istituti penitenziari, si è tutti responsabili”, ha esordito Bocci.

“Non è stato fatto quello che serviva per intervenire sul sovraffollamento e gli ultimi provvedimenti dello Stato, il decreto Caivano e il Ddl sicurezza, non sono soluzioni. In Francia e in Inghilterra solo il 24% dei condannati va in carcere, in Italia oltre l’80%, ma nel contempo solo il 2% di chi viene avviato al lavoro torna a delinquere, a fronte del 70% di recidiva di chi questa opportunità non l’ha avuta”, ha esemplificato la dem.

“Tutte le istituzioni devono concorrere a risolvere le pesanti criticità presenti nelle carceri lombarde, a partire da Regione Lombardia, che non fa ancora abbastanza. Riguardo alla tutela della salute delle persone ristrette e in particolare della salute mentale, ambito di competenza della Regione, la Giunta lombarda, di fronte a un bisogno molto crescente sul fronte del disagio psichico e psichiatrico, non ha incrementato il personale dedicato all’interno degli istituti di pena, né potenziato le disponibilità nelle comunità terapeutiche”, ha sottolineato Bocci.

“I dati rilevati con un nostro accesso agli atti, ci dicono che le persone con disturbi psichiatrici e psichici sono rilevanti nelle strutture penitenziarie: facendo qualche esempio, a Como sono il 69%, a Pavia il 64%, a Milano San Vittore il 50%, a Cremona il 48%, a Brescia il 40%. A questa crescita recente non corrisponde un incremento del personale sanitario nelle carceri, soprattutto con competenze psicologiche e psichiatriche, e tutto ricade sui pochi medici, infermieri, psichiatri e psicologi”, ha precisato la consigliera Pd.

I dati più eclatanti dicono che a San Vittore vi sono 8 psichiatri operativi di cui solo 2 full time, e coprono poco più di 500 ore al mese, cioè meno di un’ora a detenuto con disturbi. Invece, a Pavia, carcere a elevata presenza di detenuti con questo genere di problemi, questi possono contare su un medico full time ogni 100 detenuti, su uno psichiatra a tempo pieno ogni 300 detenuti ed è simile la situazione per la copertura con gli psicologi.

“Non è diversa la situazione negli Istituti di pena minorili: al Beccaria, che era un modello fino a 10 anni fa, oggi la situazione è drammatica: viene registrato un significativo aumento della spesa farmaceutica – oltre il 200% –, e dunque della somministrazione, di psicofarmaci, in particolare di antipsicotici”, ha detto Bocci.

“Le soluzioni non possono essere riferite solo a ciò che avviene negli istituti carcerari, dove comunque chiediamo con forza che la Giunta assicuri tempestivamente una maggiore e continuativa presenza di psicologi, psichiatri, infermieri psichiatrici per dare un supporto costante alle persone ristrette che presentano fragilità legate alla salute mentale. Contemporaneamente, Regione deve intensificare gli interventi finalizzati a favorire misure alternative alla detenzione per tutti i casi ammissibili, investendo sui territori, non per edificare nuove carceri ma per sostenere soluzioni in collaborazione con i servizi sociali e le reti sociosanitarie territoriali. La detenzione in carcere non può essere la scorciatoia, o l’alibi, per evitare di impegnarsi a trovare alternative fuori da esso”, ha concluso la dem.

 

Milano, 8 ottobre 2024

 

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