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BOCCI E MAJORINO (PD): “APPLICAZIONE ANCORA INSUFFICIENTE. REGIONE INTERVENGA E RILANCI I CONSULTORI”

“Regione Lombardia deve fare il suo lavoro che è quello che viene richiesto per legge, cioè garantire il rispetto del diritto di scelta delle donne lombarde, rendendo possibile in tutti i territori e in tutte le strutture ricorrere all’interruzione volontarie di gravidanza e scegliere in che modo farla”, secondo Paola Bocci, consigliera regionale del Pd, è la sintesi che anche quest’anno emerge dalla sua indagine sull’applicazione della legge 194 in Lombardia, nel 2022, riferita alle donne iscritte al servizio sanitario regionale. Stamattina la consueta conferenza stampa per presentare i dati, assieme al capogruppo Pierfrancesco Majorino che ha assicurato: “Continueremo a sviluppare un’azione di monitoraggio, diventando una sorta di osservatorio ombra sulla legge 194, anche se sarebbe compito dell’istituzione regionale, assente su questo importante aspetto”.

Dai numeri rielaborati dalla consigliera dem, per il quinto anno consecutivo, risulta che le Ivg nel 2022, 11.003, sono inferiori al 2019, 11.249, anno con cui è corretta una comparazione in quanto pre-pandemia.

Per quanto riguarda invece, la Ru486, il cosiddetto aborto farmacologico, c’è un costante aumento che porta, nel 2022, questo metodo al 40% delle Ivg totali. “Ma non lasciamoci ingannare perché è un dato disomogeneo con province ancora sotto il 20% e complessivamente la Lombardia è ancora molto lontana da Regioni virtuose come Emilia-Romagna e Piemonte, che, già nel 2021, superavano il 60%”, ha detto Bocci.

“Regione deve garantire il diritto di poter scegliere l’Ivg, ma anche il metodo, chirurgico o farmacologico, quest’ultimo meno invasivo sia fisicamente che psicologicamente per la salute delle donne – ha proseguito –. Invece, in Lombardia, c’è ancora un tema di strutture, ben 12 sulle 50 che effettuano Ivg, Legnano, Magenta, Rho, Cernusco sul Naviglio (Mi), Busto Arsizio (Va), Cantù (Co), Merate (Lc), San Gerardo di Monza, Treviglio, Seriate (Bg), Chiari (Bs), Asola (Mn), che non offrono la possibilità di utilizzare l’Ivg farmacologica, fatto molto grave”.

Ancora, “le province più attive sulla Ru486 sono Lodi e Lecco – ha spiegato la dem –. Tutti gli ospedali di Milano città danno la possibilità di fare entrambe le procedure, mentre in Area metropolitana l’accesso è strettamente limitato ai presidi ospedalieri di Garbagnate, Sesto San Giovanni e Vizzolo Predabissi, che nel 2021 era l’unico ospedale in provincia a garantire la Ru486. La provincia che da sempre ha garantito un utilizzo alto è Lodi, oggi diventato presidio unico con Codogno”.

Bocci ha illustrato nel dettaglio: “Nel 2022, in Lombardia, risultano 50 (considerando due accorpamenti, ndr) strutture pubbliche su 62 che erogano la prestazione di Ivg. Alcune non le erogano perché le ginecologie non sono più attive, ma altre a causa di un’obiezione di coscienza al 100%. Queste ultime sono 5: Asola (Mn), che però la pratica ricorrendo ai gettonisti, Gardone Val Trompia, Iseo (Bs), Oglio Po (Cr) e Saronno (Va). In realtà, più della metà delle strutture è ancora sopra il 60%. E anche quando il rapporto sembra più favorevole, il risultato non cambia perché spesso i non obiettori rimangono inferiori agli obiettori, che se diminuiscono è perché qualcuno è andato in pensione e non è stato sostituito”.

Inevitabile la lista d’attesa, “che ovviamente è amplificata dall’obiezione di coscienza. In alcune zone non è tollerabile che sia così alta. Regione, così come dice la legge, deve praticare soluzioni per evitare che l’alta obiezione limiti il diritto di tutte di accedere all’Ivg dovunque abitino”.

Più nebulose le informazioni raccolte da Bocci sull’inserimento di contraccettivi permanenti dopo una procedura di Ivg, come la spirale, che risulta disomogeneo: “Nonostante gli ospedali assicurino di consigliare tutte le donne che hanno fatto Ivg a ricorrere a questa contraccezione, le percentuali, per i pochi casi in cui sono stati conteggiati, si attestano tra il 10% e il 15%, senza specificare la gratuità della visita e del dispositivo – ha raccontato la consigliera Pd –. Per quanto riguarda Ellaone e Norlevo, la ‘pillola del giorno dopo’, il volume delle vendite per il 2022 è stato pari a 104.790 unità, maggiore del 25% rispetto all’anno precedente (83.748), anche in considerazione alla liberalizzazione delle ricette. La Città metropolitana di Milano resta la provincia con le vendite più alte, pari al 42% del totale”.

Queste le proposte di Bocci e del Pd affinché davvero Regione Lombardia dia piena attuazione alla 194: un osservatorio sull’attuazione della 194 in Lombardia; un’informazione chiara, diffusa e accessibile su Ivg, in particolare sulla Ru486; l’indicazione formale e netta di Regione alle sue strutture sanitarie affinché entrambe le prestazioni siano assicurate in tutti i presidi, combinata con l’incentivazione all’utilizzo della Ru486; la formazione del personale sanitario sulla Ru486; l’estensione della Ru486 ai consultori pubblici, previo potenziamento quantitativo e qualitativo dei presidi.

A Majorino la conclusione: “Siamo, ancora una volta, di fronte a una clamorosa sottovalutazione della Regione rispetto al ruolo di prevenzione, formazione ed educazione sessuale dei consultori. Chi governa ha scientemente massacrato la funzione dei consultori pubblici e noi invece abbiamo in mente un grande rilancio, perché le nuove generazioni di ragazze devono essere aiutate e sostenute. Per questo, di fronte alla necessità di migliorare decisamente l’applicazione della legge 194, chiediamo a Regione Lombardia di presentare un piano per il rilancio dei consultori”.

Slide con i dati

Milano, 17 ottobre 2023

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PD Regione Lombardia