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Non passa settimana senza un nuovo annuncio di Moratti o Fontana sulla gestione della pandemia e non passa giorno senza che gli stessi attribuiscano alla mancanza di vaccini le lentezze della Regione Lombardia nella somministrazione. Ci sono, però, alcuni dati pubblici che inchiodano l’amministrazione che solo pochi mesi fa si vantava di non averne sbagliata una: la Lombardia è tra le ultime, per vaccini fatti in proporzione alle dosi ricevute. Nel momento in cui scriviamo è quintultima, davanti solo a Sardegna (che però è in zona bianca), Liguria, Calabria e Veneto, con 8 dosi inoculate su 10 ricevute.
Ancora più imbarazzante è il ritardo nella vaccinazione degli insegnanti, proprio ora che la diffusione delle varianti indica la crescita dei timori sulla scuola. Ma gli insegnanti, almeno, da qualche giorno si è iniziato a vaccinarli, mentre i disabili e i più fragili sono ancora in lista d’attesa.

Detto questo, l’ultimo annuncio in ordine di tempo riguarda l’accordo con Confindustria e Confapi per le vaccinazioni dei dipendenti delle aziende. Una cosa che, va detto con chiarezza, non è operativa ora, ma lo sarà, se tutto andrà in porto, con l’apertura della campagna di massa. A chi ha detto che la Lombardia è stata la prima, va ricordato che il primato è ancora solo nell’annuncio. Così, a caldo, ha commentato il capo delegazione in commissione sanità Samuele Astuti: “Se, quando partirà la vaccinazione di massa, si vaccinerà anche nei siti produttivi, coinvolgendo i medici di medicina del lavoro, sarà sicuramente d’aiuto per la riuscita della campagna vaccinale che oggi, basata sulle sole capacità organizzative della Regione, si sta dimostrando fallimentare, nonostante il grandissimo impegno del personale sanitario coinvolto”.

Più in sordina è stato l’annuncio sui soggetti fragili, che dovrebbe partire a giorni per quelli di loro che sono in carico a un reparto ospedaliero: è sintomatico che Fontana e Moratti abbiano dato più risalto alla futura vaccinazione in azienda che all’imminente vaccinazione dei più deboli. Inoltre, ancora poco o nulla si sa dei disabili gravi e gravissimi che sono seguiti a domicilio e a questo proposito il gruppo del Pd ha presentato una interrogazione per ottenere dalla giunta lombarda maggiore chiarezza.

Si diceva della continuamente denunciata mancanza di vaccini che, come abbiamo visto sopra, non assolve la Lombardia. Bene, dopo le continue insistenze di Salvini sull’introduzione in Italia di Sputnik V, il vaccino di produzione russa, e dopo numerose dichiarazioni di voler procedere alla produzione e poi all’acquisto in proprio delle dosi necessarie a vaccinare i lombardi, in settimana è avvenuto un fatto: un’azienda brianzola ha fatto sapere di avere un accordo per la produzione in loco di Sputnik V, nonostante questo non sia ancora stato licenziato da Ema e da Aifa, perché l’iter di valutazione e approvazione è iniziato da poco. Al giubilo dei leghisti e di Fontana è seguita una nota assai fredda della Regione, ispirata, a quanto pare, dalla vicepresidente: Regione Lombardia non è coinvolta nell’operazione, si legge.
La ragione di questa precipitosa marcia indietro prova a dirla il capogruppo dem Fabio Pizzul: “Se il vaccino russo fosse prodotto qui sarebbe una beffa – spiega – perché sarebbe destinato interamente all’esportazione e non ai cittadini lombardi, a meno che non intervenga nel frattempo l’autorizzazione. Regione dovrebbe almeno chiarire se si limita a fare il tifo per la Russia di Putin e a sostenere la sua politica estera tramite il vaccino o se lavora per garantire che i cittadini lombardi siano vaccinati nel minor tempo possibile: al momento le risposte ci paiono contraddittorie. L’imperativo assoluto è vaccinare in sicurezza i cittadini, non fare propaganda o annunci fine a se stessi”.

RedazioneN7ggPd

PD Regione Lombardia