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Sono solo modifiche formali, burocratiche e lessicali, ha detto la vicepresidente Moratti intervenendo in Aula martedì, su richiesta del centrosinistra. Ma non è così: le modifiche alla riforma sanitaria della Lombardia, chieste da ben tre ministeri, incidono in profondità il testo di legge approvato a fine novembre, dopo una lunga battaglia d’Aula del Pd.
“Il primo punto fermo, diversamente da quanto l’assessorato di Moratti dichiarava qualche giorno fa, è che il Consiglio regionale dovrà modificare la riforma per accogliere i rilievi avanzati dal Governo – spiega il capogruppo dem Fabio Pizzul -. E non saranno modifiche banali, perché riguardano, tra l’altro, la medicina territoriale, con le case di comunità, la programmazione dei servizi e quindi anche l’apporto del privato, e il meccanismo delle nomine dei direttori generali. Quello che Fontana e Moratti stanno cercando di nascondere – conclude Pizzul – è che nella trattativa a Roma hanno accettato qualsiasi modifica pur di farsi accogliere una legge che tocca il nervo scoperto della Regione e della sua giunta di centrodestra”.
Entrando nel dettaglio, le case di comunità non potranno essere i semplici poliambulatori che già conosciamo, perché il PNNR prevede che siano strutture fisiche in cui opereranno team multidisciplinari di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità ed altri professionisti al fine di rispondere in modo completo ed adeguato ai bisogni della popolazione. Dovranno avere una propria organizzazione, non potranno essere semplicemente la sede delle cooperative di medici di medicina generale, come sono previste ora nella legge regionale.
Sulle ATS, introdotte dalla legge Maroni del 2015 e di fatto depotenziate con la riforma Moratti-Fontana, il Governo ha eccepito sulla distribuzione territoriale ma soprattutto ha chiesto di togliergli la programmazione e l’accreditamento degli operatori privati, da riportare a un livello centrale e unitario per tutto il territorio regionale. Agenas, nelle sue prescrizioni pre-riforma, aveva chiesto di istituire un’Ats unica, e così aveva proposto anche il PD. La modifica, sul piano sostanziale, arriverà ora, in corso d’opera, su richiesta del Governo.
Per quanto riguarda la nomina dei direttori generali, Fontana e Moratti hanno voluto correggere la legge Maroni, ampliando a dismisura la lista dei nominabili e soprattutto togliendo il test d’accesso, restituendo alla giunta una discrezionalità immensa, un sostanziale lasciapassare alla cooptazione secondo criteri spartitori, come peraltro già avviene da molti anni. Il Governo ha chiesto che per ogni incarico ci sia una rosa di massimo cinque candidati, tagliando la lista di almeno la metà.
Molto duro il commento del segretario regionale Vinicio Peluffo: “I rilievi del governo alla riforma sanitaria tolgono il velo a una realtà molto chiara: La Lega e il centrodestra, in trent’anni di governo, hanno distrutto la sanità territoriale in Lombardia e ora hanno l’imperdibile occasione del PNRR e delle indicazioni chiare e precise del Governo. Eppure, stavano rischiando di mancare l’appuntamento perché l’articolo della riforma sulle case di comunità non era coerente con quelle indicazioni, e solo di fronte alla prospettiva dell’impugnativa hanno fatto marcia indietro. Bene per i lombardi, ma è l’ennesimo infortunio di questa giunta regionale a cui, per fortuna, il Governo ha messo una pezza”.

RedazioneN7ggPd

PD Regione Lombardia