DISCRIMINATORIO PER IL CRITERIO DELLA RESIDENZA
BOCCI (PD): ENNESIMA BOCCIATURA ED ENNESIMO APPELLO, È FURORE IDEOLOGICO
Il tribunale di Bergamo, il 30 dicembre scorso, ha riconosciuto il carattere discriminatorio della delibera regionale istitutiva del Bonus Famiglia, la n. 6711 del 2017, per il criterio della residenza di almeno cinque anni in Regione di entrambi i genitori. A renderlo noto sono Cgil e Asgi (associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) con una nota. La notizia non era emersa prima, ma era nota alla Giunta regionale, che con una delibera di giunta del 20 gennaio ha già presentato appello. La Regione aveva già dovuto riaprire il bando del Bonus Bebè a luglio 2019, sempre per un ricorso sul criterio della residenza, dopo aver perso anche l’appello.
Già a febbraio 2019 la consigliera regionale del PD Paola Bocci aveva sollevato con un’interrogazione che il carattere discriminatorio rilevato nel Bonus Bebè riguardava allo stesso modo il Bonus Famiglia e che pertanto la Regione avrebbe dovuto intervenire anche su questo, anche per evitare ulteriori ricorsi dall’esito scontato.
“La Lega viene bocciata ancora una volta – spiega la consigliera regionale del Pd Paola Bocci – e nonostante tutto impegna la Regione nell’ennesimo appello, con relative spese legali. Lo scorso anno la giunta regionale era già stata obbligata dal tribunale amministrativo a riaprire il bando della misura precedente, il Bonus Bebè, per la stessa ragione. Il criterio dei cinque anni di residenza per entrambi i genitori è una misura volta a colpire gli stranieri, ed è per questa ragione chiaramente discriminante, ma esclude anche tanti italiani che si spostano per lavoro e per studio. Quando si tratta di penalizzare gli stranieri la Lega non guarda in faccia a nessuno, anche se a pagare sono donne in gravidanza o bambini in fasce. Siamo un Paese civile, ci sono regole di umanità che non possono essere violate impunemente”.
Milano, 29 gennaio 2020