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La decisione di presentare una modifica della legge elettorale regionale nasce nella Lega probabilmente nei giorni della caduta del governo Draghi. Allora il presidente Fontana e il suo partito accarezzarono l’idea di far terminare anzitempo anche la legislatura regionale, portando i lombardi a votare per il rinnovo del Consiglio regionale e per l’elezione del presidente nello stesso giorno delle elezioni. L’election-day ha portato bene al centrodestra nel 2013 e nel 2018, perché ha permesso di approfittare del traino nazionale e di sopire, quando non nascondere, le tematiche proprie della Regione in virtù della contesa più importante, quella per il Parlamento e quindi per il Governo. Non solo questo: il partito del candidato presidente ottiene sempre un po’ di spinta in più da parte degli elettori e questo avrebbe forse giovato alla Lega contro la marea montante di Fratelli d’Italia, nella competizione interna alla coalizione. Non sappiamo con certezza che cosa abbia fatto desistere Fontana e la sua maggioranza, ma una argomentazione che si ascoltava nei corridoi era questa: la data delle elezioni l’avrebbe decisa il Prefetto di Milano, in accordo con il ministro Lamorgese, contro cui la Lega ha condotto mesi di battaglia politica accusandola di non saper fermare gli sbarchi e di garantire la sicurezza nelle città, due cose che nella visione della Lega vanno di pari passo. E se non avessero concesso l’election-day? Le dimissioni anticipate del presidente o dei consiglieri di maggioranza sarebbero state del tutto inutili. In quelle ore, molto probabilmente, maturò l’idea di modificare la legge regionale lombarda e di conferire al presidente della Giunta il potere di decretare l’indizione dei comizi elettorali e tutto ciò che attiene alla convocazione delle elezioni. Avviene così in altre regioni e quindi si può fare.
Ed è così che la scrittura della modifica di legge prende forma, ma nel frattempo l’Italia e anche la Lombardia entrano nel tunnel delle elezioni nazionali e quel discorso va in secondo piano fino a un paio di settimane fa, a scrutini conclusi, quando questa norma – per inerzia? Per calcolo? – arriva in commissione Affari istituzionali firmata dalla presidente, leghista, dal suo capogruppo e dai commissari della Lega. Come un fulmine a ciel sereno, cosa che fa storcere il naso al Pd e alle altre opposizioni, ma soprattutto fa saltare sulla sedia Fratelli d’Italia, indispettiti e insospettiti dall’iniziativa unilaterale leghista: il Carroccio vuole forse mettere nel sacco i seguaci della Meloni, proprio ora che anche in Lombardia hanno preso molti più voti della Lega e quindi non possono certo essere trattati da comprimari? Tuttavia, l’iter non si ferma, forse anche perché ora l’unico election-day possibile è quello con il primo turno delle amministrative di primavera, importanti sì, ma solo per una frazione della popolazione lombarda e solitamente più congeniali al Pd e al Centrosinistra.

RedazioneN7ggPd

PD Regione Lombardia