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In questo tempo sospeso, in attesa di quella tanto agognata fase 2 che ci consentirà di ripartire, anche se lentamente e gradualmente, le nostre giornate vengono scandite da decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, da Ordinanze del Ministro dell’Interno e della Salute, dalle Ordinanze della Regione. Senza dimenticare, ovviamente, le circolari e i moduli di autodichiarazione che si aggiornano di conseguenza. 

 Anche senza competenze specifiche in materie giuridiche, siamo così costretti a interpretare le norme per capire se possiamo uscire di casa, come e per quali motivi, o se possiamo andare a lavorare e con che mezzi. Un sovraccarico di dispositivi che invece di facilitare la vita i cittadini in questa fase difficile, accresce il senso di incertezza e preoccupazione. Le regole sono diventate complicazioni. Bisogna capirle in fretta e adottarle, pena le sanzioni. 

La legge, dal suo essere un principio regolatore dei comportamenti, rischia oggi di finire per diventare strumento di propaganda politica, elettorale. L’esempio lampante è stato lo scontro, inutile ai fini della guerra al Covid19, sulle competenze tra Stato e Regioni. Un dibattito, oggi spesso sterile nei contenuti, che dovremo affrontare, ma si spera in un clima più collaborativo e costruttivo per l’intero Paese. 

In queste settimane invece tutto questo sovraffollamento comunicativo legato alle normative sta facendo danni. Quell’esibizionismo muscolare dei partiti, soprattutto di quelli in difficoltà nei sondaggi, ci conduce a una deriva pericolosa. Finita l’emergenza, si corre infatti il rischio che la fiducia nelle istituzioni, già piagate nella credibilità da anni di populismo spiccio, si riduca ulteriormente. E quando ci renderemo conto che la scarsa reputazione di Regione e Governo avrà contagiato anche l’attendibilità delle ordinanze e dei decreti, sarà difficile far rispettare la legge. Siamo ancora in tempo per fermare questa corsa kamikaze. Perché nessuno Stato si può reggere senza un ordinamento giuridico condiviso e accettato.

Questa emergenza sanitaria ha messo a dura prova la nostra tenuta. Ma ha posto le radici per un cambiamento profondo anche a livello sociale e culturale. Non facciamoci sfuggire l’occasione. È arrivato il tempo del rispetto. Solo così potremo uscire a salvare i pilastri della nostra democrazia. 

 

Gianni Girelli

Consigliere regionale PD 

 

PD Regione Lombardia