COOPERAZIONE INTERNAZIONALE: PD, “REGIONE LOMBARDIA DEVE FARE MOLTO DI PIÙ, PIANO MATTEI NON SIA SCATOLA VUOTA”
Sì a un impegno maggiore anche di Regione Lombardia sulla cooperazione internazionale, sì al coinvolgimento delle città e delle diverse realtà lombarde, sì alla revisione della legge regionale del 1989 e sì a una strategia complessiva per la cooperazione ma no a un Piano Mattei “scatola vuota” e paravento di politiche volte solo a reprimere le migrazioni. È quanto, in estrema sintesi, è emerso questa mattina dal convegno “Lombardia e cooperazione – Un nuovo modello per uno sviluppo condiviso”, organizzato a Milano, a Palazzo Pirelli, dal Gruppo regionale lombardo del Pd.
Pierfrancesco Majorino, capogruppo regionale del Pd, ha aperto i lavori: “Il nostro obiettivo è far sì che il tema della cooperazione e dello sviluppo sia gestito in modo decisamente più importante. Per noi Regione Lombardia deve ritrovare l’ambizione che caratterizza l’impegno di tante organizzazioni che, a volte anche in supplenza dell’aspetto istituzionale, sono direttamente attrici di buoni interventi di cooperazione e di sollecitazione a sviluppare politiche e attività riguardanti la cooperazione. In questo quadro chiediamo a Regione di svolgere una funzione all’altezza dell’ambizione, della necessità globale e del capitale attivo di intelligenze, esperienze, storie, rappresentato e presente nel territorio lombardo”.
“Ovviamente siamo anche nel tempo del Piano Mattei, non per nostra scelta e decisione, ma facciamo i conti anche con quella che per noi è una scatola, in questo momento pericolosamente vuota e, ancora, uno strumento molto, molto ambiguo. Ma può essere una buona piattaforma di implementazione e produzione di politiche di cooperazione, se diventa una chance che si immagina con i soggetti, che non si cala dall’alto. E che – questione che riguarda innanzitutto, ovviamente, l’azione delle istituzioni europee – investe sul partenariato, sul protagonismo, sulla partecipazione, sulla ricchezza comunque di una società civile presente nel sud del mondo e non sulla volontà di esportare un modello proprietario o neocoloniale”, ha detto Majorino.
Sempre sul Piano Mattei è intervenuto il senatore Alessandro Alfieri: “abbiamo salutato positivamente lo spirito con cui è stato immaginato il Piano Mattei, ma ora vediamo anche tante criticità. La prima è quella della governance. Abbiamo dovuto insistere per avere all’interno alcune realtà fondamentali del sistema della cooperazione, perché all’inizio non c’erano. È un piano che funziona se ci sono le diverse dimensioni, la cooperazione allo sviluppo, il mondo delle imprese, gli strumenti che forniscono le garanzie al sistema delle imprese. Quindi servono tutti i soggetti del sistema Paese, ma abbiamo dovuto fare una battaglia per inserirli, così come per altri organismi di rappresentanza istituzionale, come Anci”. Alfieri vede alcuni rischi in questo strumento: “Non vorremmo che fosse solo un modo per gestire le politiche migratorie, come sembra. Poi, volevamo ragionare sulle energie rinnovabili, ma se viene messo in campo Eni, è chiaro che si punterà più sul gas e i combustibili fossili. Inoltre, sui progetti cardine siamo davvero un po’ in ritardo, ma è necessario cambiare il paradigma sull’istruzione e la formazione, vanno implementate le esperienze anche per continuare sulla strada di una immigrazione regolare e che già conosce il sistema scolastico. In questo sarebbe molto importante mettere il Piano Mattei a disposizione dell’Europa, perché l’Africa chiama l’Europa, più che i singoli Paesi, e teme molto la Cina”.
“Stiamo parlando di cooperazione e dei principi che la dovrebbero orientare, che mettono al centro le persone. Purtroppo, dal mio osservatorio di parlamentare europea quello che vedo è uno spostamento del senso, della priorità, dei fondi e delle persone dal sostegno alla cooperazione allo sviluppo ai partenariati con Paesi terzi per gestire i flussi migratori. Ovviamente questo non ha come priorità il benessere di cittadine e cittadini. Infatti, vediamo che questo impegno si traduce non nella cooperazione allo sviluppo, ma nel finanziamento delle violazioni dei diritti umani. È un sistema che va smantellato”, ha raccontato Cecilia Strada, europarlamentare del Pd e componente della Commissione per lo Sviluppo del Parlamento europeo.
Lia Quartapelle, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, ha confermato la visione del Pd del Piano Mattei: “È una giusta idea quella di fare un piano complessivo per rafforzare i rapporti tra l’Italia e l’Africa. Finora però noi abbiamo visto poco più che titoli, tanti progetti, ma piccoli progetti, che non affrontano nessuno dei problemi enormi che ha l’Africa, la povertà, le guerre, il cambiamento climatico, le cause delle migrazioni. Per questo chiediamo al Governo di pensare in modo strategico al rapporto con l’Africa, di mettere più persone, più risorse e di non concentrarsi semplicemente sull’idea di fare qualche progetto, ma di capire come affrontare appunto i problemi strutturali e di rapporto col continente”.
Durante l’ultima parte del convegno, dedicata al ruolo dei comuni nella cooperazione, è emersa un’altra criticità. “Il Piano Mattei non parla alle città – ha detto Matteo Piloni, il consigliere regionale del Pd che ha moderato il tavolo – e noi dobbiamo fare uno sforzo perché questo avvenga”.
Ma non solo. “Il momento non è affatto banale e noi, come Partito Democratico, abbiamo due obiettivi ambiziosi – ha dichiarato la segretaria regionale del Pd Silvia Roggiani che ha concluso i lavori – certamente dobbiamo cambiare il Piano Mattei, rendendolo più trasparente e rendendo protagoniste anche le città, ma soprattutto facendo in modo che si occupi davvero di cooperazione, coinvolgendo anche gli attori locali”.
“La seconda, grande ambizione riguarda la riscrittura della legge lombarda del 1989 – ha proseguito Roggiani – la legge sulla cooperazione e lo sviluppo che ha molti punti condivisibili, ma che ormai ha perso molte ambizioni e risorse. Noi siamo disponibili a dare il nostro contributo, ma è necessario convincere anche la destra che governa questa Regione a sposare un approccio diverso, perché la Lombardia torni a essere protagonista sulla cooperazione internazionale, in un modo più umano e più vicino alle persone, una cooperazione che metta al centro la co-progettazione, la co-programmazione e le numerose realtà che hanno reso grande questa Lombardia”.
FOTO CONVEGNO
Milano, 31 gennaio 2025