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Risalgono a settembre e a ottobre le prime delibere con cui la giunta lombarda ha disposto le linee di indirizzo per la definizione del piano da presentare al Ministero della Salute entro il mese di dicembre e poter così usufruire delle risorse del Pnrr. Sì, perché le Case e gli Ospedali di Comunità sono stati voluti e finanziati dal governo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e anche i tempi di realizzazione e le funzioni sono stati dettati dal livello nazionale: la legge altro non fa che prenderne atto. Il compito che spettava alla Regione era di definirne la localizzazione, ma fin da subito è mancato il coinvolgimento e il riconoscimento del ruolo dei sindaci e delle comunità locali che sono invece attori indispensabili.

I comuni lombardi, infatti, hanno avuto a disposizione solo tre giorni per segnalare alla Direzione Generale Welfare della Regione Lombardia le considerazioni e controproposte sull’ubicazione delle case e degli ospedali di comunità previsti dalla pianificazione delle diverse ATS.

Con una nota del 3 dicembre scorso, l’Anci inviava a tutti i comuni lombardi una nota, invitando a segnalare, entro il 7 dicembre, eventuali criticità al piano che dovrebbe essere approvato prossimamente dalla Regione e sottolineando che non tutte le ATS hanno coinvolto correttamente le amministrazioni locali nella costruzione di questo piano per la ricostruzione della medicina territoriale, seguendo percorsi molto diversi tra loro.

“Questa situazione è una beffa per i sindaci – dichiaravano il capogruppo dem Fabio Pizzul e Gigi Ponti, consigliere regionale e responsabile Enti Locali del Pd lombardo – a ennesima riprova che il loro coinvolgimento è stato largamente insufficiente. Ci chiediamo come si possa ora pretendere che valutino il piano e avanzino proposte di correzione entro martedì, peraltro in un periodo di feste e di ponti, su scelte che avranno una grande ricaduta sui territori e sui cittadini. La Regione agisce in questo caso in modo troppo centralistico, senza il corretto rispetto per il ruolo dei comuni, checché ne dicano a Palazzo Lombardia”.

“Sono mesi che la vicepresidente Moratti continua a parlare di volontà di collaborazione e condivisione – ha dichiarato, solo qualche giorno dopo, il martedì 7 dicembre, il capodelegazione dem in commissione Sanità, Samuele Astuti – ma le sue parole, ogni volta vengono smentite puntualmente dalle sue stesse azioni, dal momento che, a quanto pare, risulta che le scelte siano già state praticamente tutte fatte, senza un adeguato coinvolgimento dei sindaci e tanto meno del Consiglio regionale”.

“Le case della comunità non sono una invenzione di Regione Lombardia, ma sono previste dal Pnrr e costituiscono l’unica novità di questa nuova legge – ha aggiunto il collega Gian Antonio Girelli che è anche il coordinatore del Forum regionale Sanità del Pd – è fondamentale che siano stabiliti i contenuti e le finalità che non possono essere certo uguali in tutti i territori. Su questa base, di concerto con gli amministratori locali, è necessario un censimento delle disponibilità, degli spazi e soprattutto dei bisogni dei cittadini e della fruibilità dei servizi, seguendo percorsi trasparenti e in grado di coinvolgere tutti i comuni, procedendo con un metodo che sia uniforme per tutte le Ats”.

Gli esponenti dem chiedono, insomma, a gran voce che “Regione Lombardia esca una volta per tutte da questo continuo equivoco su una delle scommesse più importanti per la nostra regione, perché ancora una volta si rischia di iniziare davvero malissimo con la riprogrammazione della medicina di territorio”.

👉La delibera dell’11 ottobre 2021 – Definizione del quadro programmatorio e approvazione della Fase 1: identificazione delle strutture idonee di proprietà del Servizio sociosanitario regionale a Case di comunità

👉La delibera del 6 settembre 2021 – Approvazione delle linee di progetto per l’attuazione di case e ospedali di comunità nella Città di Milano

RedazioneN7ggPd

 

PD Regione Lombardia