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Il Tar della Lombardia, sezione di Milano, ha deciso martedì scorso di sospendere il calendario venatorio regionale in attesa di una sua valutazione nel merito nella seduta del 7 ottobre. Contro il calendario, che prevedeva l’apertura il 27 settembre, aveva presentato ricorso la Lega Anti Caccia, su cui il Tar si dovrà esprimere. Lo stop di dieci giorni dell’attività venatoria ha creato parecchio malcontento tra i cacciatori che, nel frattempo, avevano anche pagato le relative tasse regionali, soprattutto nei confronti della Regione e della Lega, il partito dell’assessore Fabio Rolfi. Sono proprio le forzature dell’assessorato sull’ampliamento dei periodi di caccia di specie ancora nella fase di crescita dei piccoli o comunque in momenti che mettono a rischio la continuazione della specie, ad aver determinato uno stop generalizzato a tutti i tipi di caccia.
Dura anche la presa di posizione del Pd, con Matteo Piloni: “Lo stop – dichiara – è l’esito delle continue forzature della Lega e dell’incapacità della Regione di normare in modo corretto l’attività venatoria in Lombardia. Forzature e incapacità che danneggiano non solo la fauna selvatica e tutto il nostro sistema ambientale, ma anche gli appassionati che sanno esercitare la caccia in modo responsabile e rispettoso della conservazione delle specie animali che sono più a rischio”.
Sotto la pressione del mondo venatorio, nel giro di un paio di giorni la Regione ha modificato il calendario secondo i rilievi avanzati dall’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ridefinendo l’apertura parziale al 2 ottobre e riducendo lo stop della metà. Ha messo una pezza, insomma, che peraltro non poteva non mettere, ma la figuraccia resta, così come il danno per i cacciatori attenti alle regole e alla conservazione delle specie cacciabili.

RedazioneN7ggPd

PD Regione Lombardia