Ennesimo schiaffo della Corte d’appello alla giunta leghista: la povertà non si misura con la residenza. Ora la giunta modifichi subito anche i criteri del bonus famiglia
La povertà non si misura con la residenza. La Corte d’appello di Milano dà un nuovo schiaffo alla giunta leghista lombarda.
Le motivazioni della sentenza – con cui a fine febbraio aveva dichiarato discriminatoria una delibera della giunta del 2015 che stabiliva che per accedere al cosiddetto bonus bebè era necessario per entrambi i genitori essere residenti in Lombardia da almeno cinque anni consecutivi – sottolineano che i più bisognosi, per cercare di migliorare la propria condizione, si spostano di più di chi ha già un tenore di vita dignitoso.
“Motivazioni – commenta Paola Bocci consigliera regionale del Pd – che confermano quanto avevamo già evidenziato nel marzo scorso con una interrogazione a mia prima firma. L’interrogazione rilevava il carattere discriminatorio del provvedimento, in palese contrasto con i dettati dalla Corte costituzionale che la maggioranza leghista però si ostina a ignorare. Questo in nome di un’ideologia che considera lombardi solo alcuni e ignora invece coloro che provengono da altri Paesi e anche da altre regioni, come ad esempio tante giovani coppie che si spostano per lavoro, non hanno un’anzianità di residenza e sono in condizioni di precarietà”.
“La giunta ora – conclude Bocci – senza perdere altro tempo e senza sprecare altre risorse pubbliche in ricorsi, riveda i requisiti di residenza anche per il ‘bonus famiglia 2019’ allargando lo sguardo a cittadini e famiglie che ne hanno necessità pur non essendo residenti in Lombardia da cinque anni ma che contribuiscono ogni giorno allo sviluppo della nostra regione”.
La sentenza con le motivazioni della Corte d’appello e l’interrogazione presentata dal Pd il 28 febbraio scorso.
Milano, 22 maggio 2019