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La medicina territoriale rischia di non vedere la luce in Lombardia. E questo perché la Regione non rispetta i tempi che lei stessa si è data, non ascolta gli amministratori locali e attua modelli organizzativi complessi e del tutto inadeguati a creare un sistema efficace.

La prima prova della mancanza di volontà della Regione di realizzare un vero sistema di medicina territoriale arriva dalla risposta data, martedì scorso in consiglio regionale, dall’assessora al Welfare Letizia Moratti a un‘interrogazione del capogruppo del Pd in commissione Sanità Samuele Astuti sullo stato di attuazione dell’ultima legge di riforma della sanità lombarda, in particolare riguardo all’istituzione dei distretti.
“La legge 22, la riforma della riforma – attacca Astuti – doveva intervenire sanando gli errori della precedente norma, con particolare riferimento all’assistenza sanitaria territoriale domiciliare e a una efficace integrazione tra servizi sanitari e sociosanitari.La legge individua tempistiche di realizzazione dei principali obiettivi molto stringenti e in particolare identifica per l’anno in corso alcune scadenze, come l’istituzione dei distretti e le nomine dei relativi direttori da parte delle Asst, che doveva avvenire entro il 28 marzo scorso. Ma ad oggi non ci sono”.

In realtà mancano requisiti, criteri e nomina dei direttori di Distretto, figure cardine per la sanità regionale.

La Regione è in ritardo sull’attuazione di buona parte della legge – incalza Astuti – sui nuovi Poas, sui dipartimenti di cure primarie e i dipartimenti funzionali di prevenzione nelle Asst, sulle modalità di funzionamento della conferenza dei sindaci, su Case e ospedali di comunità, sulle centrali operative territoriali. Moratti nella sua risposta alla nostra interrogazione ha ammesso di non conoscere le tempistiche. Intanto, per i distretti, la Regione ha proceduto con nomine fittizie, in maniera transitoria, affidandosi ai direttori sociosanitari delle Asst. Ma non possono essere loro a ricoprire questo ruolo.Pensare che sia una soluzione, vuol dire non aver capito quanto sia grave la situazione. Insomma, L’assessore Moratti non ha saputo dire quando intendono nominarli”.

Un segnale assolutamente negativo è arrivato anche dal voto in commissione Sanità sulle regole di funzionamento degli enti di rappresentanza dei Sindaci nella aziende sanitarie pubbliche.

“Pur di non ammettere di aver commesso un errore mantenendo le Ats in tutta la loro inutilità – spiega la consigliera regionale Antonella Forattini – la Regione rifiuta di ascoltare i sindaci e gli amministratori locali e crea una cacofonia di sovrastrutture per la gestione della sanità di territorio, con compiti simili o quasi e confini poco chiari. Con queste premesse, la sanità territoriale impostata attraverso la nuova legge regionale sarà un grande caos, governato dalla burocrazia. Per i sindaci, che dovranno partecipare a distretti, tavoli, assemblee e commissioni a non finire, sarà praticamente impossibile lavorare bene”.
Il Pd ha portato in Commissione con alcuni emendamenti le istanze degli amministratori locali, espresse attraverso le osservazioni presentate dall’Anci e dagli organi di rappresentanza delle Province lombarde. Ma sono stati bocciati. Ancora una volta c’è stato il rifiuto di ammettere i propri errori, primo fra tutti quello di non aver cancellato le Ats, le cui competenze potevano essere assorbite dalle Asst che sono state svuotate di funzioni.
Ora i Sindaci saranno obbligati a partecipare ad almeno cinque assemblee, tra Distretti Sanitari, Ats e Piani di Zona, con inutili sovrapposizioni.
“Abbiamo chiesto- afferma Forattini-che almeno queste sovrastrutture potessero interfacciarsi e coordinarsi, ma ci è stato negato. Resta un coinvolgimento solo di facciata degli enti locali, mentre sarà molto difficile che questi organismi riescano a lavorare con efficacia e ad arrivare a un’adeguata programmazione dei servizi socio-sanitari. Se questo è il modo con cui intende organizzare la sanità territoriale forse il Centrodestra non crede affatto nella sua importanza ma si adegua pur di accaparrarsi i fondi del Pnrr”.
“La Giunta Fontana- conclude Astuti- ha già fallito in passato, ma abbiamo bisogno di medicina di territorio subito. Noi ci rimettiamo per l’ennesima volta a disposizione per discutere dei temi della nostra sanità, ma vorremmo avere dei segnali da parte della Regione”.

RedazioneN7ggPd

PD Regione Lombardia