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Paola Bocci, Cristina Tajani, Pierfrancesco Majorino e Silvia Roggiani all’iniziativa a Palazzo Pirelli sulla violenza economica, altra forma di abuso e violenza sulle donne

PD: “CONTRO LA VIOLENZA ECONOMICA VERSO CHI NON HA LAVORO E REDDITO, SERVONO SOSTEGNI DA GOVERNO E REGIONE”

Si è tenuto questo pomeriggio, a Palazzo Pirelli, a Milano, l’incontro ‘L’abuso silenzioso – La violenza economica: riconoscerla, prevenirla e contrastarla’, organizzato dal Gruppo regionale del Pd, con la consigliera Paola Bocci, che, come ogni anno, in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, prepara un momento di sensibilizzazione e di approfondimento. Quest’anno il focus è stato sulla violenza economica, quella che si può definire come un abuso silenzioso, ma non per questo meno pericoloso.

“Abbiamo voluto affrontare un fenomeno spesso sottovalutato e poco visibile, ma che incide profondamente sulla possibilità di uscire dalla situazione di abuso e di violenza. Non esiste, infatti, solo quella brutale, fisica, delle percosse e degli stupri, ma ce n’è una più subdola, nascosta, quotidiana che usa per sopraffare la massima espressione del potere: il denaro. È un abuso silenzioso che se non uccide subito umilia, degrada, toglie la libertà e prepara la strada a violenze più evidenti, ma soprattutto impedisce di troncare relazioni tossiche, impedisce di andarsene”, ha detto Bocci introducendo l’incontro.

 

“Una delle forme di violenza più diffusa e sottovalutata è quella del controllo delle spese: letteralmente, non si possono fare acquisti se non si è autorizzate. Ma si arriva fino a impedire di lavorare, di studiare, si costringe a lasciare il lavoro la donna che ce l’ha, non c’è collaborazione nella cura dei figli e della famiglia, lasciando tutto sulle spalle della compagna, costringendola al solo lavoro domestico. In questo modo, non avrà mai una sua indipendenza economica, necessaria anche a scegliere se andarsene da una situazione di prevaricazione. Purtroppo, sono forme di violenza radicate e a volte anche tollerate dalle donne stesse”, ha aggiunto la consigliera Pd.

 

“Come senatrici del Pd stiamo sostenendo un pacchetto di emendamenti alla legge di bilancio in discussione al Senato che hanno l’obiettivo di rafforzare l’indipendenza economica delle donne, soprattutto se vittime di violenza. Per esempio, chiediamo che il reddito di libertà non sia cumulabile ai fini Isee con altri redditi. E questo perché siamo assolutamente consapevoli che il contrasto alla violenza di genere parte dall’indipendenza economica”, ha detto Cristina Tajani, senatrice del Pd, che è intervenuta al dibattito a cui hanno preso parte anche Ivana Brunato, vicepresidente della Fondazione Welfare Ambrosiano, Alice Cavalieri, ricercatrice dell’Università di Torino, Luca Stanzione, segretario generale della Cgil di Milano, Marianna Martino di Ritmi, Rete italiana di microfinanza.

 

Bocci ha poi inquadrato il fenomeno: “È importante sottolineare che, in Italia, una donna su tre che denuncia violenze non percepisce reddito. Nel nostro Paese il 44% della popolazione femminile in età lavorativa è inoccupata, cioè non ha un lavoro e non lo cerca. E solo il 27% delle donne abusate denuncia in qualche modo la violenza, rivolgendosi non tanto alle forze dell’ordine, quanto ai centri antiviolenza del proprio territorio. In questo quadro sconfortante alcune azioni hanno peggiorato una situazione già grave: il Governo Meloni ha rimosso l’obbligo della quota del 30% di occupazioni femminili e giovanili per appalti del Pnrr, ha tagliato 100mila posti negli asili nido riducendo i fondi. Il reddito di libertà, contributo destinato alle donne in uscita da situazioni di violenza, è ancora insufficiente: il fondo nazionale è di circa 530 euro al mese. Solo in alcune regioni è integrato da un fondo regionale. Abbiamo depositato un progetto di legge anche per la Lombardia che non è stato ancora discusso, né sono state approvate le richieste al bilancio in questo senso”, ha concluso Bocci.

 

Pierfrancesco Majorino, capogruppo regionale del Pd, le ha fatto eco: “Sono varie le facce di una questione gigantesca come quella della violenza sulle donne, che si colloca dentro a un modello di società patriarcale. Oggi l’Istat ha fotografato il fenomeno con numeri agghiaccianti: una donna su tre è o è stata vittima di qualche forma di violenza. E i dati percentuali dimostrano che, in particolare, queste vessazioni avvengono tra le mura domestiche. Questo ci dimostra una volta di più che il fenomeno va approfondito. Non possiamo più accettare il ricatto come pratica, la cultura del possesso che, in questo caso, si manifesta nella dimensione materiale del rapporto di coppia. Noi, in consiglio regionale, poniamo il tema del sostegno alla piena indipendenza e autonomia delle donne e al sostegno all’azione dei centri antiviolenza ogni volta che affrontiamo un bilancio e riproporremo le nostre richieste presto, visto che si sta avvicinando la sessione dedicata ai conti di Regione Lombardia”.

 

Silvia Roggiani, deputata e segretaria regionale del Partito democratico lombardo, ha ricordato il lavoro che i dem fanno in Parlamento: “Mentre il centrodestra parla di codice genetico maschile e della presunta inutilità dell’educazione sessuale e affettiva a scuola, noi lavoriamo quotidianamente, costantemente, intensamente per abbattere il patriarcato. E a chi vorrebbe in realtà relegare le donne al solo ruolo di cura e di madri di famiglia, rispondiamo chiedendo politiche vere per la parità di genere, a partire dai congedi paritari obbligatori e dall’educazione sessuale, affettiva e al rispetto, come ci ha ricordato nei giorni scorsi Gino Cecchettin”.

 

Milano, 21 novembre 2025

 

PD Regione Lombardia