Davide Casati sulla legge di bilancio nazionale che è in discussione in queste settimane
MANOVRA NAZIONALE, CASATI (PD): “TAGLI DEL GOVERNO AI COMUNI E ALLE REGIONI.
A RISCHIO I SERVIZI FONDAMENTALI”
I tagli della prossima manovra di bilancio a carico di Comuni e Regioni metteranno a rischio i servizi fondamentali per i cittadini e comprometteranno la crescita economica del Paese. Lo denuncia il Partito Democratico della Lombardia che oggi ha tenuto una conferenza stampa in Regione per lanciare l’allarme e per presentare alcune proposte di modifica della legge di bilancio nazionale che è in discussione in queste settimane.
A preoccupare sono le scelte compiute in merito alle misure a sostegno dell’industria, il taglio dell’80% del fondo per le aziende dell’automotive, l’estensione della web tax anche alle start-up e alle piccole e medie imprese, il taglio delle detrazioni per ecobonus e ristrutturazioni, che molto inciderà sull’edilizia. A questo si devono aggiungere i tagli agli enti locali, pari a un miliardo e quattrocento milioni di euro per le spese correnti della Regione e dei comuni lombardi e a un altro miliardo e cento milioni per le spese di investimento dei comuni.
Per Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in consiglio regionale della Lombardia, “noi siamo di fronte al fatto che la Regione Lombardia è una regione immobile e ce lo dice Bankitalia. E di fronte a questo immobilismo cosa fa il governo Meloni? Taglia ancora di più le risorse destinate alla Lombardia, a un territorio che già ha rallentato in maniera pazzesca rispetto alla sua capacità produttiva tradizionale e che, da locomotiva del Paese che era, oggi si troverà in una difficoltà ancora maggiore”.
“Tutti sventolano volentieri la bandiera dell’autonomia differenziata e della sempre più necessaria autonomia degli enti locali – aggiunge il consigliere regionale dem Davide Casati – ma al di là dei proclami, quello che fino ad ora possiamo osservare nero su bianco all’interno della legge di bilancio, sono tagli di trasferimenti ai Comuni come non se ne vedevano da diversi anni. Tagliare ai Comuni significa togliere servizi alle persone, significa meno trasporto pubblico, significa opere per cui già si sono siglati accordi di programma che si fermano, insomma, la scelta peggiore che un Governo possa fare, e anche quella che va nella direzione completamente opposta rispetto alla tanta propagandata autonomia”.
Sul merito delle misure nazionali interviene il senatore Antonio Misiani, responsabile per le politiche economiche nella segreteria nazionale del Partito Democratico. “La legge di bilancio del governo Meloni porta dritta la Lombardia e l’Italia verso la recessione. I dati Istat ci dicono che nel terzo trimestre l’economia si è fermata e una serie di scelte contenute nel disegno di legge ci preoccupano molto. Penso al taglio del Fondo automotive dell’ottanta percento. Ieri si è dimesso l’amministratore delegato di Stellantis, Carlo. Tavares, noi chiederemo a John Elkann di venire in Parlamento, ma il governo deve fare la sua parte e noi chiediamo che vengano ripristinate queste risorse che servono ad aiutare le nostre imprese a reggere i cambiamenti in atto. Ci preoccupa il taglio drastico delle detrazioni per l’efficientamento energetico, per la ristrutturazione delle case, il sisma bonus, le detrazioni ordinarie, quelle che c’erano prima del superbonus. Vengono drasticamente tagliate e questa sarà una mazzata per le imprese dell’edilizia e per le famiglie che, in ragione della nuova direttiva europea, dovranno affrontare delle spese per l’efficientamento energetico delle loro abitazioni. Consideriamo un grave errore l’estensione della web tax anche alle micro e piccole imprese del digitale e ce ne sono tante, per fortuna, in Regione Lombardia, che rischiano un pesante aggravio del carico fiscale. Sono tutte scelte che vanno cambiate, così come va cambiato l’orientamento verso gli enti locali. Ai comuni della Lombardia vengono tolti oltre un miliardo di euro di risorse che erano destinate a finanziare gli investimenti e anche questo, purtroppo, contribuirà a peggiorare la situazione economica della nostra regione”.
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I numeri e le proposte del PD
Un miliardo di euro in cinque anni. È il taglio che la manovra del governo Meloni fa ricadere tra il 2025 e il 2029 sulle casse della Regione Lombardia. Tecnicamente si tratta di “contributo alla finanza pubblica” e vale 993,99 milioni che sono così scanditi:
- 140,7 milioni di euro nel 2025
- 208,1 milioni di euro nel 2026
- 208,1 milioni di euro nel 2027
- 208,1 milioni di euro nel 2028
- 228,99 milioni di euro nel 2029
Tutto questo riguarda le spese correnti, quindi le politiche e i servizi su cui la Regione sarà costretta a fare economia a partire dal bilancio in discussione in queste settimane.
Non va meglio ai comuni lombardi, a cui viene chiesto di lasciare sul campo 406 milioni di euro nello stesso periodo. La scansione è la seguente:
- 72,2 milioni di euro nel 2025
- 79,1 milioni di euro nel 2026
- 79,1 milioni di euro nel 2027
- 90,2 milioni di euro nel 2028
- 85,3 milioni di euro nel 2029
La scure del governo Meloni cadrà anche sulle spese per gli investimenti. Alla Regione Lombardia verranno tagliati con certezza 96 milioni di euro tra 2027 e il 2032 e altri previsti per le annualità successive. Molto peggio va ai comuni lombardi, che dovranno rinunciare a 1,1 miliardo di euro per la realizzazione delle proprie opere infrastrutturale.
Il complesso dei comuni italiani, per investimenti, tra il 2025 e il 2029 dovrà rinunciare a 3,194 miliardi, cifra quasi sovrapponibile a quanto il ministro Salvini ha ottenuto nei giorni scorsi per il progetto del ponte sullo stretto.
Sempre sul fronte degli investimenti, pesano il taglio di sette milioni per il prolungamento della linea M1 della metropolitana di Milano fino a Monza e di tre milioni per la metropolitana leggera di Brescia.
Il territorio lombardo esce pesantemente penalizzato dalle scelte dell’esecutivo a guida Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, e le notizie negative non si fermano ai tagli agli enti locali.
Il definanziamento dell’80% del fondo per il comparto automotive introdotto dal governo Draghi, con una riduzione da 5,8 a 1,2 miliardi, aggrava la crisi in corso e colpisce moltissime aziende lombarde. La contraddizione con la propaganda della destra negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti. Sono oltre trentamila le aziende coinvolte, per 96mila dipendenti.
Tutte le piccole e medie imprese lombarde vengono messe in difficoltà, sia per il mancato rifinanziamento del fondo di garanzia per le PMI che per l’introduzione della Web Tax per le PMI digitali. “Industria 5.0”, la misura introdotta dal governo Meloni, è invece sostanzialmente ferma, perché le imprese non riescono ad affrontare la complessità burocratica. Si tratta di sei miliardi di euro che rischiano di non poter essere spesi.
Non va meglio per le spese sociali: viene confermato l’azzeramento del fondo sostegno affitti e per la morosità incolpevole, scelta del Governo Meloni che viene confermata anche per il 2025.
Sempre sul fronte dell’abitare pesa sulle tasche dei cittadini proprietari di casa anche il taglio degli incentivi per l’efficientamento energetico dal 65% al 36% o addirittura 30%, senza più sconto in fattura e recuperabili in dieci anni. Una scelta in controtendenza anche sul fronte delle politiche di contrasto della crisi climatica, peraltro, invece, spinte dall’Unione Europea.
Il Partito Democratico lombardo, insieme al Pd nazionale, avversa queste scelte, e ne avanza di proprie.
In particolare, per il Pd occorre:
- Ripristinare i fondi tagliati ai comuni e alla Regione dalla legge di bilancio.
- Aumentare le risorse del fondo sanitario nazionale che nel 2025 saranno, in rapporto al Pil, le più basse da quindici anni a questa parte.
- Rifinanziare il Fondo automotive, il Fondo di garanzia PMI e introdurre misure concrete di politica industriale, con la semplificazione di Industria 5.0.
- Togliere l’estensione della Web Tax
- Ripristinare le detrazioni per Ecobonus e ristrutturazioni delle abitazioni.
- Ridurre i costi energetici per le famiglie e le imprese.
- Introdurre la gratuità del trasporto scolastico, delle mense e dei libri di testo per la scuola dell’obbligo.
- Definire il salario minimo, introdurre misure contro la precarietà e opzione donna per le lavoratrici.
2 dicembre 2024