Finora era possibile portare in detrazione quote di rette per case di riposo e residenze
L’anziano in casa di riposo, il disabile nella residenza protetta: chi conosce questa situazione sa benissimo quali sono i costi da sostenere. Un parziale sollievo veniva dalla possibilità di dedurre dalla dichiarazione dei redditi alcune voci. Ma Regione Lombardia ha deciso di tagliare, nelle nuove Regole del sistema per la sanità per il 2019, i costi fiscalmente deducibili delle rette che gli ospiti pagano alle case di riposo e alle residenze per disabili: un danno per 70mila famiglie lombarde. Lo denuncia il Gruppo regionale del Pd, dopo aver preso visione del documento, dal quale si evince che, di fatto, la Regione riduce la quota della spesa sanitaria scaricabile con il 730 già nella prossima dichiarazione dei redditi.
L’unica speranza, ora, viene dalla proposta emersa dall’incontro tra la Direzione generale Welfare di Regione Lombardia e i sindacati, assieme alla categoria dei pensionati, nel quale è stata condivisa una soluzione tecnica che consentirà alle famiglie degli ospiti di portare in detrazione o deduzione fiscale una quota forfettaria pari al 58% della retta pagata. Se così fosse, la nuova impostazione si avvicinerebbe o sarebbe persino superiore rispetto alla quota del 50-52% che prima veniva inserita nel 730. Tutto risolto? Il Gruppo regionale del Pd preferisce attendere di vedere la delibera che ne dovrà conseguire.
Ma da dove nasce la novità, certamente non gradita alle famiglie lombarde? A pagina 146 delle Regole del sistema è stata inserita una frase che dice: “La certificazione ai fini delle spese sanitarie sostenute dagli ospiti e dai loro familiari rilasciata dagli enti gestori delle unità di offerta residenziali e semiresidenziali per anziani e disabili, deve essere redatta secondo le indicazioni della vigente normativa fiscale in tema di detrazione e deducibilità dei costi, che superano le precedenti indicazioni regionali in materia”. In questo modo, dunque, si superano le linee guida regionali del 2006 secondo le quali venivano considerati nei costi sanitari anche quelli definiti misti, come le spese per l’animazione e per il lavaggio e il movimento dei pazienti. La quota così determinata e dunque inseribile nella dichiarazione dei redditi raggiungeva il 50 per cento circa della retta pagata dagli ospiti.
La conseguenza di questa modifica, se non verrà ulteriormente ritoccata come pare sia emerso dall’incontro con i sindacati, non è indolore, economicamente, perché potrebbe impattare sulle famiglie, riducendo sensibilmente la quota che fino al 2018 potevano recuperare con il modello 730. La soluzione tecnica proposta da Cgil, Cisl e Uil va dunque applicata subito, in modo che già da marzo le famiglie anche quest’anno possano scaricare quei costi che per loro sono una vera boccata d’ossigeno per far fronte a una spesa che davvero pesante.