Skip to main content

La riforma della sanità lombarda, approvata all’inizio di dicembre con i soli voti della maggioranza, ha preso atto del fallimento di un sistema tutto centrato sugli ospedali e ha recepito quanto prescritto da Agenas e dal governo, condizione necessaria perché la precedente legge era una sperimentazione in scadenza, ma per costruire le case di comunità e per ricevere i fondi europei non erano necessarie modifiche normative.  il testo della legge

Questa legge in realtà, come hanno sottolineato i consiglieri dem durante la lunga maratona d’aula, rappresenta una presa d’atto che non risponde alle vere esigenze dei cittadini e dei nostri territori. Ecco spiegato perché, punto per punto.

 

☘️REGIONE E ASSESSORATO

L’Assessorato al Welfare sarà sempre più caratterizzato da un ruolo di governo forte, anche attraverso l’irrobustimento della funzione di indirizzo nei confronti delle Agenzie di tutela della salute e degli erogatori pubblici e privati. Le funzioni principali: programmazione strategica, piano socio sanitario, sviluppo dell’innovation comunication technology, osservatorio epidemiologico, accreditamento delle strutture pubbliche e private.

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: Per avere funzioni di indirizzo più robuste e vera programmazione (cosa che è sempre mancata in Lombardia) andava creata una ATS unica, così come richiesto da Agenas e seguendo le esperienze di altre regioni. Aver sguarnito via via l’Assessorato welfare riducendolo al lumicino è uno dei danni della riforma Maroni, considerato che in quel luogo andrebbe gestito l’80 per cento delle risorse di questa regione.

☘️STRUTTURE PUBBLICHE E PRIVATE

Sempre l’articolo 1 stabilisce, per assicurare libertà di scelta al cittadino, “equivalenza e integrazione dell’offerta sanitaria e socio sanitaria delle strutture pubbliche e delle strutture private accreditate” e, “in un’ottica di trasparenza”, “parità di diritti e di doveri tra soggetti pubblici e privati che operano all’interno del Servizio Sanitario Locale”. Si precisa che l’accreditamento delle strutture sanitarie pubbliche e private (selezionate con procedura ad evidenza pubblica) si perfeziona con l’iscrizione nel registro regionale delle strutture accreditate.

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: Sta tutta in quella parola “equivalenza” la volontà di questa Giunta di non voler modificare nulla relativamente al rapporto pubblico/privato in Lombardia. Rapporto che non demonizziamo, ma che ha delle dannose storture che, se non raddrizzate, indeboliscono sempre più la nostra sanità pubblica a favore di quella privata, creano un sistema iniquo che finisce per danneggiare i cittadini più fragili. Anche con questa nuova legge i privati potranno continuare a scegliere che prestazioni erogare e non sarà possibile invece chiedere loro ciò di cui il sistema ha bisogno, nulla cambia rispetto alla attuale situazione in cui – in assenza di programmazione – il privato è in competizione con il pubblico e non lavora invece in sinergia.

☘️SEPARAZIONE DI FUNZIONI

Alle ATS vengono assegnate le funzioni di programmazione, acquisto, controllo; alle ASST e alle strutture sanitarie e sociosanitarie le funzioni erogative (art.7). Alle ATS spettano in particolare il coordinamento e la sottoscrizione dell’accordo con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta.

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: Questa scelta, imposta da Agenas alla fine dei cinque anni di sperimentazione, non è stata fatta con il coraggio dovuto e questa incertezza di funzioni non separate nettamente (un esempio per tutti la prevenzione, divisa tra ATS/programmazione e ASST/prevenzione funzionale) creerà inevitabilmente confusione di ruoli ingessando così il sistema.

☘️ASST

Alle Aziende sociosanitarie territoriali fanno riferimento i distretti e tutte le attività erogative. Le ASST (art. 8) sono articolate in due poli: polo ospedaliero, organizzato in dipartimenti (compreso il dipartimento di emergenza e urgenza) e polo territoriale, suddiviso in distretti e dipartimenti territoriali (cure primarie, salute mentale e dipendenze, prevenzione).

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: La legge Maroni già prevedeva già per le ASST i due poli: quello ospedaliero e quello territoriale. Questa parte di riforma non è mai stata applicata e il sistema lombardo è andato avanti ad essere totalmente ospedalocentrico, mentre il territorio è stato ancora dimenticato. I limiti di questa scelta, che da 25 anni caratterizza la nostra sanità, sono stati drammaticamente messi in evidenza dalla pandemia ed è evidente che, per recuperare l’attuale ritardo nella costruzione di una rete territoriale, non basta l’enunciazione inserita in legge, ma è indispensabile un cambio di passo che solo una guida regionale forte può imprimere.

☘️RELAZIONI CON IL TERRITORIO

L’ASST è la sede di rilevazione dei bisogni del territorio in raccordo con la Conferenza dei Sindaci a livello di direzione generale e con i delegati dei Sindaci a livello distrettuale. Vengono previsti il Collegio e il Consiglio di rappresentanza dei Sindaci (art. 25). Viene inoltre valorizzato il ruolo del volontariato (art. 29) e vengono istituiti il Forum di confronto permanente con le associazioni di pazienti, il Forum del terzo settore, il Tavolo regionale di confronto permanente con le organizzazioni sindacali, l’Osservatorio regionale con le associazioni di rappresentanza di enti locali, sindacali e professionali.

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: Si tratta di un timido tentativo di dare spazio a enti locali, Terzo Settore, sindacati, professioni e associazioni, senza però che i sindaci abbiano reale voce in capitolo sulle scelte più importanti per il loro territorio e con il rischio che il coinvolgimento di tutti questi attori rimanga solo sulla carta. La proposta del PD prevedeva un parere vincolante dei sindaci su diversi passaggi della programmazione territoriale e un più compiuto coinvolgimento degli altri attori nella progettazione dell’offerta sanitaria.

☘️DISTRETTI

I distretti della ASST, che avranno al vertice un direttore, comprendono una popolazione non inferiore a 100 mila abitanti, salvo che nelle aree montane e nelle aree a scarsa densità abitativa (art. 9) dove si riferiranno ad ambiti di 20 mila abitanti. Loro compito sarà “valutare il bisogno locale, fare programmazione e realizzare l’integrazione dei professionisti sanitari (medici di medicina generale, pediatri, specialisti ambulatoriali, infermieri e assistenti sociali)”. Nel distretto, che sarà “una sede fisica facilmente riconoscibile e accessibile dai cittadini”, troveranno posto le strutture territoriali previste dal PNRR: gli Ospedali di Comunità, le Case della Comunità, la cui gestione può essere affidata ai medici di medicina generale anche riuniti in cooperativa, le Centrali Operative Territoriali.

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: Il ripristino dei distretti, così come la creazione di case e ospedali di Comunità, è una scelta imposta da Agenas e Ministero della Salute che rimedia alla miopia della riforma Maroni e di alcune scelte del passato che ne avevano deciso sostanzialmente l’abolizione. Non può esistere la medicina territoriale senza i Distretti, ma la scelta di far conferire l’incarico del Direttore dal Direttore Generale dell’ASST, senza coinvolgimento dei Sindaci, non lascia ben presagire. È fondamentale, inoltre, che non si ritardi nella loro costituzione perché saranno quelli i primi mattoni su cui andrà costruita l’intera rete.

 

☘️STRUTTURE TERRITORIALI

Le Case della Comunità, dove opereranno team multidisciplinari, costituiranno il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie e saranno il punto di riferimento per i malati cronici. Le Centrali Operative Territoriali (una per ogni distretto) avranno la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari e si avvarranno di tutte le attività di telemedicina e medicina digitale: televisita, teleconsulto, telemonitoraggio. L’Ospedale di Comunità sarà la struttura sanitaria della rete territoriale che si occuperà di ricoveri brevi e di pazienti con necessità di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica. Di norma dotato di venti posti letto (fino ad un massimo di 40), avrà una gestione prevalentemente infermieristica.

A NOI NON PIACE, PERCHÉ:  Case di Comunità e Ospedali di Comunità sono stati voluti e finanziati dal governo con il PNRR, e anche i tempi di realizzazione e le funzioni sono dettati dal livello nazionale: la legge altro non fa che prenderne atto. Peraltro, la Lombardia, a differenza di altri territori più virtuosi che da decenni investono sulla sanità territoriale, deve iniziare da zero a costruire le proprie case della comunità. Il compito che spettava alla Regione era di definirne la localizzazione e dai primi atti già emerge il mancato coinvolgimento e riconoscimento del ruolo dei Sindaci e delle comunità locali che sono invece attori indispensabili.

 

☘️AZIENDE OSPEDALIERE

Entro due anni dall’approvazione della legge prevista la possibilità di un piano di riordino complessivo della rete di offerta della Città Metropolitana di Milano con l’eventuale istituzione di nuove Aziende Ospedaliere. Nei successivi 36 mesi prevista la possibilità di istituire nuove aziende ospedaliere sul territorio lombardo (art. 8). Le aziende ospedaliere avranno un ufficio di pubblica tutela (art. 28).

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: La previsione di costituire le Aziende Ospedaliere era già presente nella Legge Maroni. Nessuno l’ha mai attuata. Con questa legge si interviene solo su Milano e non tempestivamente, ma entro 24 mesi dalla data di pubblicazione. Per il resto del territorio lombardo rimane solo “la possibilità” di istituire delle AO, come già era previsto, senza alcuna disposizione certa ed eventualmente fra tre anni.

 

☘️MEDICI

All’art. 13 viene favorita una sempre maggiore integrazione tra i medici di medicina generale, il cui ruolo viene definito “centrale”, e gli specialisti ambulatoriali e ospedalieri. Previsto l’esercizio dell’attività dei medici delle cure primarie “preferibilmente attraverso l’erogazione delle prestazioni negli ospedali di comunità e nelle case della comunità”. Sinergia con le farmacie e potenziamento della presa in carico del paziente affetto da patologie croniche. Istituiti il Comitato di indirizzo cure primarie (composto da dirigenti della sanità, medici e infermieri). Sarà istituito (art. 23) anche un Comitato di rappresentanza delle professioni sanitarie composto da rappresentanti della Regione, degli Ordini e dei Collegi delle professioni sanitarie. Viene esteso alle zone disagiate il finanziamento di una specifica quota di borse aggiuntive per i medici di medicina generale (art. 22).

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: Nulla cambia nel rapporto tra regione e MMG. Non c’è stato il coraggio di fare alcuna reale modifica e il cambiamento annunciato in più occasioni a voce dall’Assessore Moratti è rimasto lettera morta. La presa in carico del paziente cronico, in legge ancora molto enfatizzata, ha già dimostrato tutto il suo fallimento: 1 paziente cronico su 10 aveva aderito nel 2018 e nessun risultato né in termini numerici né di esiti di salute è stato raggiunto.

 

☘️AMBULATORI TERRITORIALI

Viene istituita la nuova struttura territoriale destinata ai medici di medicina generale che decideranno di associarsi. Si tratta degli Ambulatori socio sanitari territoriali che avranno come compito prioritario la cura dei malati cronici. I medici, per i quali è prevista la tariffazione delle attività svolte, potranno avere a disposizione fondi per l’acquisto di apparecchiature per la diagnostica. Previste anche risorse per gli enti locali che metteranno a disposizione locali per questi ambulatori.

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: Si pensa così di mettere una pezza alla oramai drammatica problematica degli ambiti carenti. I medici di base da sempre hanno la possibilità (molto incentivata anche economicamente) di lavorare in associazione, ma spesso non lo fanno. I fondi previsti per l’acquisto di apparecchiature diagnostiche destinate agli studi medici sono nazionali (vedi legge bilancio 2020).

 

☘️NOMINE

Vengono modificate le procedure di nomina dei direttori generali delle strutture sanitarie pubblica nonché di direttori sanitari, amministrativi e sociosanitario introducendo disposizioni per ampliare le possibilità di selezione (artt. 16 e 17).

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: Viene aggiunta discrezionalità della politica alle nomine dei Direttori Generali delle Aziende, poiché è stato eliminato il test scritto (pur se la normativa nazionale non lo esclude) e si crea una “long list” di 300 selezionati con un rapporto ammessi/posti da coprire 9 a 1, mentre con la precedente legge quel rapporto era 3 a 1.

 

☘️RISORSE

Per Regione Lombardia le previsioni del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza consentono di prevedere 203 Case della Comunità, 60 Ospedali di Comunità e 101 Centrali Operative Territoriali con investimenti per oltre 300 milioni per le Case della Comunità, oltre 150 milioni per gli Ospedali di Comunità e 17,8 milioni per le Centrali Operative Territoriali. Altri 85 milioni di fondi regionali verranno destinati per il Centro per la prevenzione delle malattie infettive. Complessivamente incluse le risorse regionali al potenziamento della rete di offerta vengono destinati 1 miliardo e 350 milioni di fondi per l’edilizia sanitaria. Man mano che verranno realizzate le nuove strutture, i costi del personale a regime sono così stimati: 17 milioni 800 mila euro nel 2022; 28 milioni 700 mila euro nel 2023; 29 milioni 700 mila euro nel 2024. Viene istituito il Fondo regionale per la telemedicina (5 milioni)

A NOI NON PIACE, PERCHÉ: Dalla norma finanziaria della riforma emerge chiaramente che la Regione, per il potenziamento della medicina territoriale, non mette gli 800 milioni sbandierati con dichiarazioni alla stampa, ma meno di un decimo: 76 milioni di euro già del bilancio sanitario e ripartiti nei prossimi tre anni. Altri 567 milioni in conto capitale sono stanziati per le strutture, ma sono tutte risorse nazionali del PNRR e non proprie della Regione. La Corte dei Conti, infatti, esprimendosi sul bilancio di Regione Lombardia, ha confermato la progressiva riduzione del finanziamento della sanità con fondi propri regionali, passata dai 255 milioni del 2017 ai 77 del 2019 fino a 858mila euro nel 2020, anno del Covid.

RedazioneN7ggPd

PD Regione Lombardia