Al convegno organizzato dal Pd sul diritto allo studio l’allarme lanciato dal mondo universitario, dai rettori agli studenti, contro i tagli del governo Meloni e contro il sottofinanziamento della giunta di Regione Lombardia
UNIVERSITÀ: PD, “CON I TAGLI DEL GOVERNO E IL SOTTOFINANZIAMENTO DELLA REGIONE DIRITTO ALLO STUDIO A RISCHIO”
È unanime l’allarme lanciato dal mondo universitario, dai rettori agli studenti, contro i tagli del governo Meloni e contro il sottofinanziamento della giunta di Regione Lombardia: con il taglio di 800 milioni di euro della nuova finanziaria l’università italiana, quindi anche quella lombarda, rischia di soccombere. È emerso in modo chiaro questa mattina a Palazzo Pirelli al convegno organizzato dal gruppo regionale del Partito Democratico a cui hanno partecipato le rettrici delle università Milano Bicocca Giovanna Iannantuoni, presidente della conferenza dei rettori (CRUI), della Statale di Milano Marina Brambilla, del Politecnico Donatella Sciuto e il rettore dell’ateneo di Pavia Francesco Svelto e i senatori accademici Elisa Frigeni, della Statale, e Alessandro Miceli, di Pavia. Per il Pd sono intervenuti Pierfrancesco Majorino, capogruppo in Regione e componente della segreteria nazionale, Silvia Roggiani, segretaria regionale e deputata, Alfredo D’Attorre, responsabile nazionale per l’università del Partito Democratico e il consigliere Paolo Romano, organizzatore in primis del convegno.
È proprio Paolo Romano a dire con chiarezza il no del Pd a questi tagli e al disimpegno della Regione.
“È impressionante, ottocento milioni di euro di tagli solo quest’anno dal governo Meloni alle università – dichiara l’esponente democratico –. Ottocento milioni che vogliono dire ricercatori e dottorandi che non vedranno rinnovato il loro assegno di ricerca o la loro borsa, che vuol dire studentesse e studenti senza borsa di studio. In Lombardia ne sappiamo qualcosa, perché già più di mille ragazze e ragazzi l’anno scorso sono stati abbandonati, dovendo lasciare l’università perché, pur con redditi bassissimi e medie alte, pur essendo idonei a ricevere una borsa di studio, non l’hanno ricevuta per la carenza dei fondi regionali e nazionali. Stiamo parlando di un colpo al sistema universitario che rischia di fare crollare quel principio base che esiste in questo Paese: che un giovane abbia diritto a studiare al di là di chi siano i suoi genitori e di quali siano i suoi mezzi economici. Noi lotteremo contro tutto questo, e oggi l’abbiamo fatto sentendo le voci anche delle rettrici e dei rettori, non solo delle studentesse e degli studenti, che sono profondamente preoccupati e chiedono in maniera chiara alla ministra Bernini al governo Meloni di tornare indietro e fermarsi. Se lo dice tutto il mondo dell’università insieme, forse è il caso che Giorgia Meloni per una volta apra le orecchie.”
“Di fronte a un miliardo e mezzo di tagli in tre anni, la Ministra Bernini si nasconde dietro all’aumento dei fondi per il diritto allo studio universitario di 286 milioni. Non stiamo al suo giochetto da dilettanti di mostrare qualche denaro in più con una mano mentre l’altra ne taglia ben di più: il saldo per il sistema dell’Università e del Sapere è comunque di oltre 250 milioni in meno ogni anno. Inoltre, da Milano lanciamo un allarme sulla questione abitativa: è inaccettabile regalare ai privati centinaia di milioni di euro di soldi pubblici per realizzare studentati privati senza vincolarli al sistema DSU o comunque a prezzi calmierati”, aggiunge la segretaria regionale Silvia Roggiani.
“Allo stato manca qualsiasi indicazione su come il Ministero dell’Università intenda gestire i tagli sul FFO nè sembra profilarsi la possibilità di recuperare le risorse necessarie agli atenei per coprire gli aumenti stipendiali del personale strutturato. Gli unici elementi di rassicurazione sono stati dati dal governo ai proprietari degli atenei telematici privati, con il “decreto Bandecchi” che riduce drasticamente il numero di docenti che essi sarebbero stati obbligati ad assumere sulla base del precedente “decreto Messa”. Su questi temi e sul DDL Bernini di riforma del pre-ruolo il PD proseguirà una battaglia molto determinata in Parlamento e nel Paese”, dice invece Alfredo D’Attorre, Responsabile Università del Partito Democratico.
CLIP VIDEO E AUDIO
Paolo ROMANO: https://we.tl/t-CHAFpUBxEC
Pierfrancesco MAJORINO: https://we.tl/t-5MhTXjTequ
Rettrice Bicocca e presidente CRUI Giovanna Iannantuoni: https://we.tl/t-E9xyTLQ8je
Rettrice Statale Marina Brambilla: https://we.tl/t-ZuTf7xX2Z9
Studentessa, senatrice accademica in Statale Elisa Frigeni: https://we.tl/t-OKPNyKog0P
I tagli del governo nazionale
- Tagli all’FFO: nel 2024 il Governo Meloni ha ridotto di 173 milioni il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) alle università: un taglio enorme che cresce in manovra: saranno tagliati 247 milioni di euro nel 2025, 239 nel 2026, 216 nel 2027. In totale sono di 700 milioni di euro in 3 anni, che graveranno per 284 milioni direttamente sugli atenei, per 366 milioni sugli enti di ricerca e per 50 milioni sull’alta formazione artistica e musicale.
- Mancate coperture per l’aumento delle retribuzioni: l’adeguamento all’ISTAT del 4,8% degli stipendi di docenti e ricercatori universitari deciso dal Ministero quest’estate produrrà maggiori costi del personale per 300 milioni di euro, che il Governo però non stanzia, rendendoli un ulteriore aggravio per le risorse del sistema universitario.
- Turnover e restituzione dei fondi: a quanto detto sopra si somma l’incidenza del limite del 75% della spesa degli atenei per il rinnovo del turn-over per professori ordinari, associati e ricercatori a tempo determinato. Questa disposizione è accompagnata da una norma che prevede il versamento al bilancio dello Stato dei risparmi derivanti dalla riduzione del turnover: si tratta di ulteriori tagli stimabili in ulteriori 40 milioni di euro.
- Risorse PNRR perse per gli studentati: il governo con i suoi ritardi ha perso 287 milioni di euro di fondi PNRR destinati agli studentati. Un danno enorme, che si somma alla beffa: i fondi che sta riuscendo a spendere li sta assegnando principalmente a studentati privati, che verranno realizzati con soldi pubblici ma, secondo i bandi di gara, non dovranno garantire nessuna quota minima di posti letto a canone convenzionato (nemmeno quella insufficiente del 20% prevista dalla legge ordinaria).
STUDENTI SENZA BORSA E UNIVERSITA’ RICATTATE
Nel 2024 Regione Lombardia ha lasciato senza borsa di studio oltre mille studentesse e studenti universitari che risultano idonei ma, a causa delle risorse regionali insufficienti, sono non beneficiari. Una vergogna di fronte all’impegno preso nella deliberazione n. 138 del 21 dicembre 2023, su iniziativa del Partito Democratico, che impegnava la giunta regionale a coprire tutte le borse di studio e di farlo senza sottrarre risorse alle università.
Nonostante una crescita del fabbisogno per le borse di studio da 162 milioni a 169 milioni, la Regione stanzia le stesse risorse del 2024, cioè 24 milioni di euro l’anno: meno di un quinto del necessario.
Se guardiamo allo stanziamento per studente, il paragone con le altre regioni è impietoso: la Lombardia stanzia circa 60 euro per ogni studente universitario lombardo, contro i circa 190 euro dell’Emilia-Romagna: meno di un terzo.
Questo porta al grande ricatto alle Università, che stanziano fondi dai loro Bilanci, fuori dalla loro competenza, pur di salvare gli studenti. L’anno scorso hanno stanziato circa 35 milioni di euro, molto più della Regione stessa: un dato assurdo, contando che nelle altre Regioni non stanziano un euro. Senza queste risorse, però, gli studenti privi di borsa di studio sarebbero stati sei volte tanto: circa 6.000 anziché 1000.
Anche con l’aumento della quota del FIS (Fondo Integrativo Statale) e dei fondi PNRR, le università dovranno comunque recuperare 28 milioni dai loro bilanci anche quest’anno: ma come faranno con i tagli del Governo? Il rischio è avere migliaia di studenti senza borsa.
Se guardiamo gli ultimi cinque anni, ammontano a circa 170 milioni di euro (contando che quelle per il 2024/2025 sono ancora stime) le risorse sottratte alle università lombarde. Soldi che potevano e dovevano essere spese in didattica, nel risolvere il problema del sovraffollamento delle aule, in laboratori moderni o in nuovi studentati. Insomma, l’abbandono della Regione colpisce tutto il sistema universitario lombardo e la sua competitività.
I TAGLI ALLE SPESE DI GESTIONE
Ma non basta, perché Regione Lombardia, nel bilancio 2024, ha anche mantenuto il taglio ai i fondi destinati agli oneri di gestione connessi al diritto allo studio, ovvero le risorse per studentati, residenze e servizi mensa. 5,2 milioni in meno, quando l’inflazione avrebbe richiesto invece delle risorse aggiuntive.
Questi tagli sono particolarmente impattanti, perché colpiscono il sistema del diritto allo studio dove è già più fragile: la carenza in studentati di alloggi, quindi stanze, ad un prezzo accessibile per gli studenti di cui tanto si parla.
LE RICHIESTE DEL PARTITO DEMOCRATICO
- La cancellazione dei tagli a livello nazionale che rischiano di fare esplodere il sistema universitario;
- lo stanziamento di almeno 30 milioni di euro in più da parte di Regione Lombardia per le borse di studio, necessario a coprire tutte le richieste dotate dei requisiti senza gravare nuovamente sui bilanci degli atenei;
- il recupero dei 5,2 milioni di euro tagliati da Regione Lombardia alle Università che erano destinati al funzionamento di studentati, residenze e servizi mensa;
- un resoconto in Parlamento sulla percentuale di posti letto realizzati con i fondi PNRR e messi sul mercato senza alcun vincolo riguardante le tariffe a cui verranno affittati agli studenti, e il ritiro dei progetti che non prevedano almeno la maggioranza di posti letto a canone convenzionato o DSU.
Milano, 13 dicembre 2024