Skip to main content

BOCCI (PD): “BOCCIATO L’EMENDAMENTO SUGLI ANNI DI RESIDENZA PER GENITORI SINGLE”

Un operatore sanitario che si sposta da un’altra regione. Un’insegnante che viene assegnata a una scuola lombarda. Personale delle forze dell’ordine che viene trasferito spesso e rapidamente. Ferrotranvieri appena assunti. Una mamma o un papà stranieri che sono arrivati con i loro bambini di recente. È l’ampia casistica di genitori single che risiedono in Lombardia da meno di 5 anni per i quali, con un emendamento alla Seconda legge di revisione normativa ordinamentale, votato in VII Commissione Sport, Paola Bocci, consigliera regionale del Pd, aveva proposto di consentire ugualmente l’accesso alla Dote sport. “Ma la maggioranza di centrodestra che governa Regione Lombardia, in primis l’assessore al Bilancio che si è fatto portavoce della Giunta, ha bocciato qualsiasi apertura alle famiglie monogenitoriali, alle mamme e papà single che non risiedono in Lombardia da almeno 5 anni e che però hanno figli che potrebbero benissimo utilizzare il contributo per fare sport. Cioè, vengono ‘punite’ le situazioni famigliari che probabilmente hanno più bisogno di questo sostegno. Assurdo”, commenta amareggiata Bocci.

Attualmente, per le famiglie con due genitori basta che uno sia residente da almeno un lustro, ma con la presenza di un solo genitore, se non residente, la possibilità di accedere al contributo è azzerata. “Non stiamo parlando di migliaia di casi, ma sicuramente avrebbe fatto bene a tante famiglie e ragazzi. Dobbiamo puntare sull’incoraggiamento allo sport che deve essere per tutti, soprattutto per chi ha meno possibilità economiche. E deve avvenire senza discriminazioni legate alla natura della famiglia, monogenitoriale o bigenitoriale, né alle origini dei genitori del minore”, insiste la consigliera Pd.

Complessivamente, in base ai dati Istat 2020, in Lombardia si contano circa 440mila nuclei monogenitoriali. Un fenomeno fortemente femminilizzato: le madri sole risultano circa 354mila e i padri soli 85mila. “Tra queste persone vi sono evidentemente anche coloro che sono solo domiciliate, oppure sono residenti, ma non dal tempo richiesto dal bando. Ebbene, i loro figli non saranno aiutati in alcun modo, sul fronte dello sport, pur vivendo in Lombardia, pur essendo uguali agli altri coetanei che frequentano a scuola e nel tempo libero. E a pagare lo scotto saranno i bambini e, ancora una volta, le donne”, conclude Bocci.

Milano, 11 novembre 2021

PD Regione Lombardia