La Commissione d’inchiesta sul sistema di gestione dei rifiuti in Lombardia, nata a seguito degli incendi verificatisi negli ultimi anni negli impianti di stoccaggio rifiuti e in capannoni abbandonati della regione, ha terminato i suoi lavori questa settimana con l’approvazione in Aula, martedì 26 magio, della relazione finale presentata dal presidente della Commissione, Niccolò Carretta.
La Commissione aveva lo scopo di approfondire alcune tematiche specifiche, proprie dell’azione istituzionale in materia di gestione dei rifiuti partendo dall’analisi dei flussi di rifiuti urbani, decadenti dall’urbano e speciali, passando per l’analisi dei cambiamenti tariffari e dall’aumento dei costi di smaltimento, per arrivare al termine dei lavori alla formulazione di proposte per meglio coordinare le attività e le competenze di Regione Lombardia, degli enti locali e degli organi di controllo.
Cinque le priorità individuate dalla relazione:
- attuare prontamente lo “Sblocca Italia” per migliorare lo smaltimento territoriale dei rifiuti urbani;
- implementare la creazione di una Carta d’identità del rifiuto per tracciarlo opportunamente;
- una pianificazione nazionale degli impianti che distribuisca la pressione solo su alcune regioni;
- la dotazione di impianti di sorveglianza con un potenziamento di Arpa sul versante dei controlli;
- individuare e favorire filiere di riutilizzo appoggiandosi alla ricerca e all’innovazione di prodotto.
Piuttosto che di conclusioni possiamo parlare di ipotesi di lavoro, perché il lavoro vero comincia ora, impostando un’azione costante di miglioramento delle scelte di gestione dei rifiuti e lavorando per cambiare il lessico corrente che vuole ancora il rifiuto come qualcosa di inevitabile di cui poi sbarazzarsi e arrivare invece ad una nuova grammatica in cui nulla vada sprecato e si guardi ai prodotti di “consumo” per quello che sono e quindi anche per il loro carico ambientale.
È in questa prospettiva che abbiamo proposto un ruolo più ponderoso di Regione Lombardia per un costante e progressivo contenimento di produzione di rifiuti, attraverso l’individuazione di target più avanzati rispetto a quelli stabiliti oggi dalla normativa comunitaria e nazionale in materia di produzione, trattamento e smaltimento dei rifiuti, tracciando altresì propri target ulteriori di perfezionamento da richiamare nel programma regionale di sviluppo e per una vera attuazione di una economia circolare. Inoltre, senza dimenticare l’urgenza di una migliore tracciabilità dei rifiuti abbiamo auspicato la stabilizzazione del registro elettronico nazionale e la condivisione di un pensiero di salvaguardia ambientale che allontani la pratica delle deroghe e della sospensione dei tempi di adeguamento delle imprese alle normative in materia ambientale.
E su questo speriamo che Regione Lombardia operi in futuro, perché anche l’emergenza Covid ha evidenziato come una vera economia circolare possa essere la strada da cui ripartire. Investire in tecnologie e adeguati protocolli nell’utilizzo delle risorse, nel quadro di un’economia circolare, contribuirà a far crescere posti di lavoro e a renderci meno dipendenti diversificando le nostre filiere chiave. Dobbiamo essere infatti avvertiti che a fronte di una previsione di produzione mondiale di rifiuti, che passerà dagli attuali 4 milioni di tonnellate giornaliere alle 12 tonnellate dei primi decenni del 22esimo secolo, non abbiamo molti spazi di attesa: occorre cambiare paradigma e investire sull’utilizzo delle risorse, sul quantitativo di utilizzo e sul recupero delle sostanze già utilizzate.
Redazione Novità7ggPD510(FM)