Dopo due anni di pandemia i medici di medicina generale sono stremati, non solo per il carico di lavoro sanitario ma soprattutto per le incombenze burocratiche che ne hanno snaturato la professione. Dal ruolo clinico, diagnostico e assistenziale, i dottori sono infatti passati a svolgere compiti di segreteria che non permettono la presa in carico a pieno dei pazienti cronici e acuti. Regione Lombardia, tramite Ats e Asst, ha scaricato le funzioni sui medici di famiglia, senza dare loro neppure gli strumenti e i supporti necessari. Una mancanza, anche di visione, che ora rischia di far precipitare la Lombardia in uno sciopero dei MMG. Con il rischio di una paralisi dell’intero sistema. E’ opportuno che Regione apra fin da subito una trattativa per comprendere le ragioni del disagio e inizi a dare risposte concrete. Credo infatti sia profondamente sbagliato individuare nei MMG i bersagli delle inadempienze del sistema sanitario pubblico senza una vera autocritica del funzionamento delle Ats e delle Asst.
L’emergenza sanitaria in questi due anni non è stata la causa ma il detonatore di una situazione già anticamente complessa: i medici individuano nelle falle del sistema e nella mancanza di regia di Regione Lombardia le due principali cause del cambio di pelle della professione del medico. Le linee telefoniche degli studi sono spesso indisponibili perché sovraccariche, ma più per richieste più amministrative e burocratiche che per consulti di medicina. Il tutto a discapito di chi ha effettivamente bisogno del medico, ovvero le persone fragili e anziane. Passata anche questa ondata, occorre da parte di tutti una riflessione seria su cosa è diventata la professione medica, sul significato della medicina territoriale e sulle aspettative dei cittadini.
Gianni Girelli
Presidente Commissione d’Inchiesta Covid19 di Regione Lombardia
Milano, 3 febbraio 2022