NON È QUESTA LA RIFORMA CHE SERVE AI LOMBARDI
Giovedì 22 luglio, a Palazzo Lombardia, il presidente Fontana e la vicepresidente Moratti hanno presentato la bozza ri riforma della sanità lombarda.
“Non è questa la riforma che serve ai lombardi – ha commentato, a caldo, il capogruppo Pd Fabio Pizzul – Non che ci aspettassimo di più, ma se con Maroni si parlava di evoluzione del sistema sanitario lombardo, oggi la parola d’ordine è sviluppo. Insomma, Moratti e la Lega tengono in piedi un sistema che non ha funzionato e semplicemente, utilizzando le risorse del PNRR, aggiungono alcuni degli elementi che il Governo aveva imposto di introdurre a dicembre scorso e quanto necessario per ottenere le risorse europee. Dubitiamo fortemente che questo strano mix, senza cambiamenti più profondi, possa funzionare. Ora finalmente c’è un testo, speriamo di poterci confrontare apertamente in Consiglio regionale.”
NON SONO STATI AFFRONTATI I NODI VERI, IL COVID NON GLI HA INSEGNATO NULLA
“Quella di Moratti e Fontana è una non riforma, non sono stati affrontati i nodi veri e i problemi della sanità lombarda rimarranno identici: è proprio vero che il Covid non gli ha insegnato nulla – dice Samuele Astuti, capodelegazione dem in commissione Sanità, che il giorno successivo entra nel merito del documento – . Partiamo dalle risorse, che sono esclusivamente nazionali, vincolate alla realizzazione del PNRR, il che conferma che Moratti e Fontana apportano solo i cambiamenti obbligatori o quelli per i quali sono stanziate risorse, senza cambiare il disegno complessivo. Un esempio è il ruolo dei privati, a cui in Lombardia dai tempi di Formigoni è permesso fare ciò che meglio credono, senza una vera programmazione da parte della Regione, che si limita a pagare. Contavamo su una correzione di rotta, che era stata pure annunciata, ma evidentemente in giunta è passata la linea Moratti: nessun obbligo per i privati di erogare anche le prestazioni meno remunerative, in compenso potranno aprire le case di comunità, per le quali ci sono ingenti stanziamenti statali. Nella riforma Maroni, almeno, eravamo riusciti a introdurre l’Agenzia dei controlli sulla sanità, che era un organismo pensato come terzo e indipendente: non solo non viene potenziata, ma addirittura si prova a minarne l’indipendenza. Anche sul lato dell’efficientamento le novità non sono positive, perché, per esempio, alle ATS vengono tolte le cure primarie, che ne erano un loro elemento fondamentale, ma non è stata prevista alcuna razionalizzazione. Meno compiti, ma non meno poltrone, per dirla in modo estremamente chiaro, e questa è una vittoria della Lega che è specializzata nel controllo del territorio, attraverso i ruoli pubblici assegnati discrezionalmente dalla politica. Peraltro, alla fine, Moratti e Fontana non sono riusciti nemmeno a risolvere la confusione di competenze tra ATS e ASST, che era un problema notevole della riforma Maroni, e addirittura la aumentano sulla prevenzione. Detto ciò, rimangono ancora da fare le scelte che toccano la carne viva, come l’istituzione delle nuove aziende ospedaliere, che verranno rimandate a dopo le elezioni del 2023, perché su questo il centrodestra rischia di davvero di spaccarsi”.
👉 la delibera della giunta regionale 5068 del 22 luglio 2021