“Il sistema sanitario italiano è nato per essere universale, nel solco di quel modello sociale europeo che ci differenzia ad esempio dagli Stati Uniti e di cui dovremmo essere più consapevoli e più orgogliosi. Oggi però, in Lombardia, il servizio non è più universale, non è più accessibile a tutti. O paghi, a volte tanti soldi, o non ti curi” è questo il mantra che ha accompagnato l’intero discorso del consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella, intervenuto questa mattina in aula consiliare per un’ora e 23 minuti, nella settima giornata di discussione della revisione della legge sanitaria lombarda, richiamando i colleghi alle loro responsabilità istituzionali, quali rappresentanti eletti da un territorio a cui sono tenuti a dar voce.
“Per costruire un sistema che ruoti attorno ai bisogni delle persone e non soprattutto attorno alle esigenze organizzative e di profitto, è necessario abbandonare quella narrazione tossica per cui il sistema lombardo è eccellente e non ha bisogno di alcuna modifica. Perché non è così. Ci sono elementi di eccellenza nel nostro sistema – alcuni dei migliori ospedali d’Italia, alcuni degli interventi chirurgici più all’avanguardia al mondo – ma un sistema non si esaurisce in una sola parte. La pandemia ha solo reso drammaticamente lampante qualcosa che già esisteva, e cioè che questa filosofia – ‘va tutto bene, avanti così’ – ha condotto all’abbandono della medicina territoriale, ad un rapporto squilibrato tra pubblico e privato, all’esplosione delle liste d’attesa, ad un costo alto per le prestazioni, ad una desertificazione dei servizi pubblici nelle periferie, ad un percorso accidentato nella cura dei pazienti cronici”.
“Oggi ci sarebbero davvero tutte le condizioni per fare una vera riforma – sottolinea Scandella – perché abbiamo una congiuntura favorevole tra ‘scadenza’ della legge sanitaria, esperienza della pandemia e fondi a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.
“Agenas – spiega Scandella – nel dicembre 2020 ha individuato con grande precisione gli elementi critici del sistema, tra cui lo sfilacciamento della catena di comando tra Assessorato alla Sanità, Ats e Asst, l’assenza di un solido raccordo organizzativo tra ospedale e territorio e una dannosa competizione tra Asst ed erogatori privati concentrata sulle prestazioni più remunerative”.
“Un servizio, per essere pubblico, non deve per forza essere erogato dallo Stato, dalla Regione o da un Comune, ma deve essere accessibile a tutti, alla portata di tutti – prosegue il consigliere dem – Quando non ci sono alternative tra il pagare – a volte molti soldi – e tenersi il male, significa che il sistema è deragliato. Che non è più alla portata di tutti e questo in Lombardia accade ogni giorno. Un sistema che esalta le possibilità di guadagno di alcune strutture private su alcune specifiche prestazioni che attraggono pazienti da tutto il mondo e rendono tantissimo, a scapito degli investimenti nella cura diffusa, basica, territoriale della maggioranza delle persone, è un sistema che va cambiato”.
“Il Pnrr e tutte le risorse che arriveranno nella nostra regione, grazie alle scelte politiche di solidarietà europea e non certo a quelle di Lega o Fratelli d’Italia – continua Scandella, affrontando il secondo fattore di questa congiuntura – rappresentano un’occasione unica per cambiare davvero, ma anche qui è indispensabile cambiare prospettiva: le case della comunità non possono essere semplicemente la replica delle attuali sedi di Ats, ma portare ad un reale miglioramento dei servizi offerti. La Giunta ne prevede una ogni 50mila persone, ma così sono tutto meno che capillari e vicine alle persone”.
Ma l’esempio più calzante che rappresenta la totale mancanza di programmazione e di analisi dei bisogni di Regione Lombardia è rappresentato dai territori montani.
“Con un sistema che insegue logiche di profitto – spiega il consigliere – a pagarne le spese non sono soltanto le persone più vulnerabili, ma anche i territori più periferici che non rappresentano una fonte di profitto, come quelli montani che ormai da anni sono stati abbandonati, in nome di parametri di supposta efficienza che sono irraggiungibili per i territori montani e che vengono utilizzati per giustificare la chiusura di moltissimi servizi”.
“A Piario nel weekend non c’è più il PS pediatrico e bisogna fare 40 km – ricorda Scandella -. Ma per una persona con dei figli piccoli, o per un turista nella stessa condizione, questo fattore incentiva a venire in Alta Valle Seriana o ad andarsene? Dalle scelte politiche sui servizi dipendono tante scelte personali, lavorative e di vita. I numeri sono sempre il risultato delle scelte politiche che si compiono e in questi dieci anni la montagna è stata fortemente penalizzata da quelle scelte”.
“Pretendiamo un’attenzione diversa, garantendo quei servizi essenziali che permettano di continuare a vivere in queste zone – conclude Scandella – Il Pnrr nasce proprio per agevolare i territori più in difficoltà e quindi dovrebbe essere l’occasione perfetta per riequilibrare questa situazione, ma se manca la volontà politica, temo che purtroppo ricalcherà le stesse regole e le stesse priorità di sempre”.
Il video della diretta: https://www.facebook.com/jacoposcandellainregione/videos/455950799202218
Milano, 18 novembre 2021
Qualche foto di Jacopo Scandella durante il suo intervento in aula: https://we.tl/t-7JbIJ133Zg