“Se la Lombardia è entrata in zona rossa non è certo per qualche punizione, ma perché lo dicono i numeri. Alcune province hanno un’incidenza di casi molto alta, il tasso di occupazione delle terapie intensive causa Covid, da ottobre ad oggi, si è sempre mantenuto oltre la soglia critica e la Giunta non ha lavorato a sufficienza sul tracciamento, sul numero di tamponi effettuati, sulla cura domiciliare precoce”.
È con queste parole che il consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella commenta la decisione del governo e la reazione del presidente Fontana.
“Di fronte alla richiesta formale di una differenziazione delle restrizioni nelle diverse province, cosa che la Regione può chiedere al Governo, la risposta di Fontana è che lui non chiederà nulla, finché non verranno modificati i parametri in modo da rendere tutta la Lombardia ‘zona arancione’ – scrive Scandella in un post sul suo sul profilo Facebook -. Peccato che secondo quei parametri, approvati da tutte le Regioni, la Lombardia presenta una situazione da ‘zona rossa’”.
“Chiedo anche ai colleghi bergamaschi di sottoscrivere la lettera inviata dal Presidente della Provincia Gafforelli e dal Sindaco di Bergamo Gori: non tutte le province, infatti, se prese singolarmente, sarebbero da ‘zona rossa”. Bergamo, ad esempio, che presenta 61 casi positivi ogni 100.000 abitanti, contro i 299 di Mantova, i 251 di Como o i 226 di Brescia. E almeno riguardo alla scuola, sarebbe più che ragionevole consentire alle province più ‘scariche’ un allentamento delle misure. Solo che Fontana, di nuovo, fa l’unica cosa che gli riesce: si lamenta. Come accaduto ad ottobre, quando serviva intervenire subito per bloccare i focolai di Varese, Monza e Milano, invece che condannare l’intera regione a misure restrittive molto severe”.
Milano, 15 gennaio 2021