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BUSSOLATI E MAJORINO (PD): LA REGIONE STA FINENDO LA CASSA A CAUSA DELLA LEGGE MANCIA, PRONTI QUATTROMILA ACCESSI AGLI ATTI

A RISCHIO LE POLITICHE PER I CITTADINI

 

“Da anni denunciamo quella che abbiamo chiamato “legge mancia”, una legge nata per la ripresa economica durante il Covid e che è stata ed è tuttora usata da chi governa Regione Lombardia per distribuire soldi su piccole opere, perlopiù dei comuni amici, scelte senza bandi e senza programmazione. Fontana e la sua giunta hanno deciso di non puntare su grandi progetti strategici, ma su piccole mance diffuse. E dopo quattro anni, a pandemia finita, stanno continuando a finanziare nuovi progetti, magari in sostituzione dei precedenti, sempre con la stessa logica. È qualcosa a cui noi ci opponiamo, anche perché è una spesa che grava come un macigno sul bilancio regionale, prova ne è che per la prima volta, avendo esaurito la cassa, in Regione hanno deciso di ricorrere sia al mutuo, che costerà altre decine di milioni l’anno da sottrarre al welfare, ai servizi ai disabili, alla formazione o a tanti altri capitoli di intervento regionale, sia all’utilizzo di una parte della cassa riservata alla spesa sanitaria. Presto i soldi mancheranno e sarà soprattutto per la legge mancia.”

A dirlo è Pietro Bussolati, consigliere regionale Pd e capo delegazione in commissione bilancio e partecipate del Pirellone, che questa mattina ha tenuto una conferenza stampa a pochi giorni dall’inizio della approvazione in giunta del bilancio regionale di assestamento.

“Noi vogliamo vederci chiaro, e visto che non ci concedono l’indagine conoscitiva procediamo con la richiesta di informazioni su ogni singolo progetto, che significa che inonderemo la Regione con circa quattromila accessi agli atti. Non possiamo permettere che ambiti di intervento importantissimi per i cittadini rimangano senza risorse perché qualcuno ha deciso di distribuire soldi pubblici su progetti scelti con criteri discutibili e di cui non abbiamo la contezza necessaria” aggiunge il capogruppo Pierfrancesco Majorino.

 

La legge 9 del 2020 nacque come piano lombardo per la ripresa economica in epoca Covid, ma si è presto dimostrata essere una gigantesca “legge mancia” e a quattro anni dal varo la situazione non è cambiata. La legge 9 è anche il più grande macigno che grava sul bilancio regionale, ingessandolo di fatto, perché ne impegna una quota enorme. Il piano, in tutto, vale circa quattro miliardi di euro.

Da tempo il gruppo regionale del Partito Democratico denuncia la distribuzione di risorse pubbliche su progetti in gran parte non strategici e scelti senza bando, senza programmazione negoziata e senza alcun criterio di priorità se non la richiesta del singolo comune. Tantissime piccole opere, come rotonde, marciapiedi, sistemazioni di strutture comunali, riqualificazioni di piazze, che possono avere un valore in sé per il singolo territorio, ma non disegnano una prospettiva di crescita o di sviluppo. Per questa ragione, a fine 2023, Il Pd, dopo averlo chiesto più volte, aveva ottenuto l’impegno dei partiti di destra a indire una indagine conoscitiva, strumento previsto dallo Statuto regionale (art. 20) per approfondire temi attinenti all’attività regionale e utili ad “acquisire notizie e documenti di interesse per l’attività del Consiglio regionale”.

Sono trascorsi sei mesi e non solo questa indagine non è mai stata avviata, ma gli interventi della legge 9 rimangono avvolti in una coltre opaca. La stessa dashboard regionale, pubblicata sul sito istituzionale di Regione Lombardia all’indirizzo www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/pianolombardia , non fornisce dati essenziali per la comprensione approfondita dei progetti finanziati.

Da un’analisi che incrocia le delibere regionali n. 6047/2022 e 1965/2024 e la dashboard, si può evincere che ancora negli ultimi mesi sono stati aggiunti progetti nuovi, magari al posto di altri nello stesso comune che nel frattempo sono stati stralciati.

Alcuni esempi.

Per il comune di Giussano la legge 9/2020 finanziava nel “interventi di rispristino del ponte di via Grigne (connessione a Cascina Rebecca)” per una spesa di 800mila euro. Oggi quel progetto non compare più, nel frattempo, nel 2024, sono stati inseriti altri tre progetti: la riqualificazione di piazza Cadorna e vie e aree adiacenti per 500mila euro, generici “interventi di riqualificazione del territorio comunale” per 300mila euro e la “realizzazione di arredo urbano e area giochi per Oasi del laghetto” per ulteriori 50mila euro. Il saldo rimane praticamente invariato, ma i soldi regionali vengono dirottati su altri progetti evidentemente cari a quell’amministrazione. Sempre senza bandi o altro, nonostante siano passati ormai quattro anni dall’emergenza economica dovuta al lockdown del periodo di esplosione della pandemia.

Nel comune di Cassano Magnago, nel 2024 spunta un progetto da 500mila euro per il rifacimento di piazza XXV Aprile.

A Camparada, in provincia di Monza e Brianza, compare nel 2024 un intervento da 45mila euro per realizzazione per attraversamenti pedonali intelligenti di via Lombardia, via Colombo e via Resegone.

A Cinisello Balsamo, si aggiunge la manutenzione straordinaria dell’area parco Generale Dalla Chiesa per 100mila euro.

A Sesto San Giovanni, la piazza Petazzi è presente di diverse voci. La riqualificazione è già avvenuta e l’area è stata rimessa a nuovo, nonostante questo nel 2024 compare due volte: Interventi di manutenzione straordinaria, riqualificazione, messa in sicurezza e abbattimento delle barriere architettoniche di piazza Petazzi – Secondo Lotto, costo: 550.000 euro; riqualificazione totale della piazza Petazzi (rifacimento della pavimentazione, nuovi corpi illuminanti, nuovo arredo urbano e dissuasori di velocità), costo 700.000 euro (nel 2022 il progetto aveva un costo di 600mila euro, dunque vengono aggiunti 100mila euro). La piazza, come detto sopra, è però già riqualificata. A che cosa si riferiscono questi lavori?

 

Manca totalmente chiarezza e questo non può passare sotto silenzio. Per vederci chiaro e restituire trasparenza, il Partito democratico ha deciso di formulare un accesso agli atti per ogni singola opera, per un numero complessivo di circa quattromila interventi. Un atto estremo, ma al momento è l’unico modo per avere informazioni certe.

Occorre inoltre ricordare che il Piano Lombardia che discende dalla legge 9/2020 ha un costo complessivo di 4 miliardi di euro che finora sono stati pagati con i risparmi di cassa della Regione, ma già dal 2024 questo non è più possibile. Con un bilancio già bloccato, la giunta Fontana, per far fronte alle spese della Legge mancia, ha deciso di ricorrere all’utilizzo di fino al 5% del fondo sanitario – possibilità prevista dalla legge per fare fronte a situazioni eccezionali, in quanto risorse sanitarie vengono usate per scopi non attinenti alla salute dei cittadini – e all’accensione di un mutuo che, come è noto, avviene a costi molto elevati, visto l’attuale tasso di interesse. La giunta Fontana ha deciso che verranno, almeno per un periodo, usate risorse accantonate per scopi sanitari, quindi destinate alla salute dei lombardi, e che le spese correnti della Regione potranno essere fortemente ridotte dalle rate del mutuo di cui è quasi certa l’accensione.

Era necessario tutto questo? E lo è per progetti scelti sulla base perlopiù della vicinanza politica a questa o quella amministrazione? Questo è un modo di governare che non fa il bene dei lombardi.

 

Milano, 14 giugno 2024

 

PD Regione Lombardia