Sul primo caso di suicidio assistito in Lombardia sono intervenuti Pierfrancesco Majorino e Carmela Rozza, capogruppo e consigliera del Partito Democratico in Regione Lombardia.
“Presenteremo subito – dice Majorino – un accesso agli atti per fare chiarezza sulla procedura seguita per il primo caso di suicidio assistito in Lombardia, visto che, per scelta della maggioranza, la Lombardia non ha una legge che regolamenta la procedura stessa. Non si può continuare a operare caso per caso, in assenza di una normativa di riferimento”.
“In Lombardia il quadro è inquietante. L’annuncio da parte di Fratelli d’Italia di una interrogazione nei confronti dell’assessore Bertolaso evidenzia l’incredibile situazione nella quale rispetto al suicidio assistito si trova una giunta che, non avendo il coraggio di assumersi la responsabilità di una legge regionale, è intervenuta, nascondendo poi la mano”.
“Invitiamo la maggioranza a un sussulto di dignità. Siamo di fronte ad una questione drammatica e delicata. Votino subito con noi una proposta di legge regionale al Parlamento, un atto con cui si spinga formalmente il Parlamento a intervenire. Una legge nazionale è indispensabile”.
“Autorizzare il suicidio assistito, ma vietare la fornitura del farmaco è ipocrisia che cela la volontà di negare il diritto sancito dalla Corte costituzionale” incalza Rozza.
“L’assenza di una legge regionale sul fine vita, voluta dalla destra, genera un’ipocrisia inaccettabile – aggiunge la consigliera dem -. Fratelli d’Italia sostiene che non è compito del Servizio sanitario fornire il farmaco per il suicidio assistito, ma la Corte costituzionale ha sancito questo diritto. Non si può autorizzare la somministrazione del farmaco e non fornirlo. Si dovrebbe reperire sul mercato nero e si dovrebbe utilizzare di nascosto? E’ l’ennesima ipocrisia della destra, che, dietro questioni procedurali, cela la volontà di negare un diritto sancito dalla Corte costituzionale”.
Milano, 14 febbraio 2025