Bocci (Pd): “Più condivisione nella cura dei figli, o alla maternità seguirà abbandono del lavoro”
Più condivisione della cura, più servizi, meno stereotipi e meno divario salariale. Sono queste le necessità emerse dalle audizioni tenutasi ieri, in Commissione attività produttive, sulle discriminazioni sul lavoro legate alla maternità, con il direttore dell’Ispettorato interregionale del lavoro e le rappresentanti delle organizzazioni sindacali e del Centro donna della Camera del lavoro di Milano. “Tutti – sottolinea la consigliera regionale del Pd, Paola Bocci – hanno concordato sul fatto che alla maternità ancora si associ la rinuncia al lavoro. I dati dell’Ispettorato del lavoro evidenziano che le dimissioni delle lavoratrici madri, entro il terzo anno di vita del bambino, aumentano soprattutto nel terziario e sono più dei due terzi del totale.
“Tra le cause dell’abbandono- continua Bocci- riferite dalle donne la mancanza di servizi educativi per l’infanzia e la difficoltà a conciliare la cura dei figli con i tempi di lavoro. Nelle aziende permane il pregiudizio dell’incompatibilità fra essere madre e rispondere efficacemente alle richieste dell’azienda, questo perché a dominare è ancora il modello della donna come depositaria del carico di cura in famiglia”.
“Ma c’è di più- sottolinea Bocci- in alcuni casi le donne vengono ‘incoraggiate’ dalle aziende a lasciare il lavoro perché madri; talvolta vengono demansionate, oppure è reso loro difficile mantenere un lavoro a tempo pieno mentre, in altri casi non è concesso il par time, quando richiesto, al rientro dalla maternità”.
E le contraddizioni non finiscono qui. “Il part time- spiega ancora Bocci- implica uno stipendio inferiore a quello del padre, di conseguenza la famiglia fa i conti con i costi dei servizi e la donna rinuncia al suo lavoro perché lo stipendio è più basso; spesso è proprio la donna a farsi i conti in tasca. Questo senza contare che, comunque, è provato che c’è un divario retributivo tra i generi, per cui lo stipendio di una donna è quasi sempre più leggero, anche quando è a tempo pieno”.
Le associazioni sindacali hanno evidenziato come la maternità sia un’assenza più gestibile dall’azienda, perché prevedibile, mentre, soprattutto per le piccole imprese, non è considerata gestibile la genitorialità di un bambino piccolo, con le sue improvvise assenze.
“La necessità- conclude Bocci- è innanzitutto eliminare le cause delle discriminazioni, cambiare prospettiva, promuovendo politiche di condivisione della responsabilità, come nella nuova proposta di Francesca Puglisi sui congedi parentali, che agisce contro lo stereotipo culturale per cui la cura dei figli è solo della donna. Nello stesso tempo è essenziale che il pubblico investa di più su asili nido, tempo pieno e scuole aperte anche il pomeriggio e questo anche nei piccoli centri. Sono necessarie, inoltre, azioni a supporto alle aziende per l’introduzione di forme di flessibilità nell’organizzazione del lavoro che non penalizzino le donne e di contrasto al divario retributivo, per ristabilire equità nel valore del lavoro di donne e uomini. Abbiamo un progetto di legge nazionale allo studio del Ministero del lavoro, proprio per sanare il gender pay gap, che ha cominciato il suo percorso, e ne abbiamo proposto uno regionale , come gruppo Pd, che aspetta invece ancora di essere discusso. Dovremmo iniziare da lì”.
Milano, 17 gennaio 2020