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Mentre la Lombardia si avvia a diventare zona arancione e la provincia di Brescia è stata dichiarata, insieme a 8 comuni della bergamasca e a uno della provincia di Cremona “arancione rafforzata” e altri 3 comuni, Bollate, nel milanese, Viggiù, nel varesotto e Mede nella provincia di Pavia, sono da giorni “aree rosse”, la Lega e i suoi alleati a palazzo Lombardia continuano ad agire in evidente stato confusionale. Martedì scorso, in consiglio, hanno votato contro una mozione presentata dal Pd che, nello spirito collaborativo richiamato dal presidente della Repubblica, avanzava proposte per il contenimento della pandemia. “Abbiamo presentato- afferma la consigliera regionale Carmela Rozza– un testo privo di ogni riferimento critico verso la giunta, che chiedeva di aumentare il numero dei tamponi, così da tornare almeno ai 300 mila a settimana fatti a novembre, potenziare il tracciamento e completare l’istituzione delle Usca. Ma la maggioranza ha rifiutato ogni forma di dialogo, sostenendo, in sostanza, che la lotta alla pandemia si fa solo aspettando i vaccini”.
Un no secco a cui si accompagnano evidenti contraddizioni. “Mentre Fontana chiedeva, con Salvini, la riapertura di bar e ristoranti- ricorda Rozza- la Moratti dichiarava che a Brescia era arrivata la terza ondata”.
Il tutto senza rinunciare a lucrare consensi nell’area più colpita. ”Esponenti del centrodestra in Consiglio Regionale – denuncia il presidente della Commissione d’inchiesta sul Covid, Gianni Girelli – hanno illuso i cittadini bresciani e millantato la priorità vaccinale per 103 comuni del territorio, quando in realtà si trattava solo, come confermato da direttore vicario della Dg welfare Marco Salmoiraghi, della sola disponibilità della Regione ad anticipare la somministrazione delle dosi per le persone tra i 60 e i 79 anni residenti negli 8 comuni del territorio bresciano più colpiti, ovvero: Iseo, Paratico, Capriolo, Palazzolo sull’Oglio, Pontoglio, Urano d’Oglio, Rudiano, e Rocca Franca”.
Una scelta, peraltro, di cui non sono chiare le ragioni. “Vorremmo sapere- sottolinea Girelli- con quali criteri sono stati scelti gli 8 comuni monitorati, quali e quanti hub verranno utilizzati per la somministrazione delle dosi e, soprattutto, perché la profilassi va così a rilento. In Lombardia infatti sono state utilizzate solo 635.131 dosi di vaccino rispetto alle 858.700 dosi consegnate, ovvero il 74 per cento”.
E a rilento non vanno solo le vaccinazioni, ma anche gli interventi che dovrebbero accompagnare i provvedimenti della Regione la cui mancanza crea gravi disagi, come quello creato alle famiglie dei ragazzi messi, dalla sera alla mattina, in didattica a distanza nelle zone di “fascia rossa” o “arancione rafforzata” previste dalla Regione.

“Con la zona rossa, per effetto del decreto legge 137 del 2020, per i soli genitori degli studenti di seconda e terza media rimane la possibilità di ottenere per i lavoratori dipendenti il congedo parentale – dichiara il consigliere regionale Matteo Piloni-. Ma oggi ci troviamo con decine di migliaia di ragazzi, delle scuole di ogni ordine e grado, in didattica a distanza per effetto delle decisioni della Regione, e tantissimi genitori in grande difficoltà, perché per seguire i figli devono prendere permessi o ferie. È un problema nuovo, emerso con l’introduzione delle “fasce” decise a livello regionale, e la Regione deve trovare il modo di affrontarlo, sollecitando l’Inps regionale perché introduca il congedo parentale per chi si trovi in questa condizione”.

RedazioneN7ggPd

PD Regione Lombardia