Il Tar della Lombardia, nella vertenza che vedeva contrapposte la Lega per l’Abolizione della Caccia e la Regione Lombardia, dopo una prima sospensiva, dà il via libera al proseguimento della stagione venatoria, ma imputa alla giunta lombarda tutta la serie di errori che hanno portato alla controversia, confermando il divieto della caccia di tortora, pavoncella e moretta, oltre al posticipo dell’apertura della caccia per l’allodola e la chiusura anticipata al 20 gennaio 2021 anziché al 31 come, invece, aveva previsto la delibera della giunta regionale impugnata dalle associazioni ambientaliste. Confermata anche la chiusura anticipata al 20 gennaio per il tordo bottaccio, la cesena e il tordo sassello. Inoltre, non si potrà cacciare la quaglia dopo il 31 ottobre. Resta infine bloccata la caccia alla coturnice, per la quale dovranno essere adottate misure secondo un piano di gestione nazionale.
“Un provvedimento – attacca Matteo Piloni, capogruppo in commissione Agricoltura – che è la conseguenza delle continue forzature imposte dalla Lega con il suo assessore Rolfi e dell’incapacità della giunta di normare in modo corretto l’attività venatoria in Lombardia. Forzature che, oltre a mettere in serio pericolo la fauna selvatica e tutto il nostro sistema ambientale, ora si ritorcono contro coloro che esercitano la caccia in modo responsabile e rispettoso della conservazione delle specie animali che sono più a rischio”.
“Dal dispositivo si evince infatti – aggiunge il collega bresciano Gian Antonio Girelli – che il pasticcio del ricorso è imputabile solo ed esclusivamente alla superficialità amministrativa dimostrata da Palazzo Lombardia. Quest’anno, appunto, era risaputo che le direttive per la caccia emanate da Ispra sarebbero state più stringenti. Per avere il via libera sarebbe stato sufficiente leggere i documenti. Invece, a dispetto di competenza e buon senso, Regione Lombardia ha deliberato un atto amministrativo con ritardo e a caccia già aperta, circostanza che nel mondo venatorio aveva già creato qualche allarme”.
E mentre Piloni plaude “a una sentenza che stabilisce dei punti fermi nella tutela della fauna e pone un freno alle gravissime forzature della Regione”, Girelli ricorda anche il danno economico subito dai “tanti cacciatori lombardi che, dopo aver regolarmente versato a Regione Lombardia le tasse per poter esercitare un diritto, si sono visti depredati di quel diritto”.
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