“Sosterrò il progetto di legge di iniziativa popolare per l’applicazione della 194”. La consigliera regionale Paola Bocci (Pd) annuncia così, a seguito dell’audizione dei presentatori del progetto di legge che si è tenuta oggi in commissione Sanità, la volontà di accompagnare passo passo l’iter del progetto.
“Mi impegnerò – sostiene la consigliera dem – per arrivare al più presto a una calendarizzazione del progetto di legge. Data la delicatezza e l’importanza del tema, che tocca tutte le donne ed è di interesse per tutti gli schieramenti, nel caso in cui il progetto di legge corresse il rischio di non essere calendarizzato e discusso con la dovuta attenzione e magari non approvato, se ritenuto non emendabile, sono disponibile a presentare un progetto di legge con le stesse finalità, condividendolo con le forze di minoranza, per giungere attraverso un lavoro di concertazione all’approvazione dei contenuti del progetto di legge di iniziativa popolare”.
“ Il progetto di legge – conclude Bocci – mette in luce il preoccupante ritorno alla clandestinità degli aborti e le criticità nella piena applicazione della 194 in Lombardia, come peraltro documentato dall’inchiesta recente che ho promosso insieme al gruppo del Partito democratico su tutto il territorio lombardo e che ha evidenziato problemi sulla tempistiche, un ancora residuale utilizzo della RU486 e una persistente alta percentuale di obiettori di coscienza. Il progetto di legge è in linea con quanto ho sempre chiesto con convinzione: innanzitutto un investimento maggiore sui consultori e sulla prevenzione, modo più efficace per ridurre il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, vero obiettivo della legge 194. Ricordo che con un ordine del giorno, approvato dal Consiglio, ma mai concretizzato, abbiamo chiesto di offrire preservativi gratis nei consultori ai ragazzi under 26. Sempre con l’obiettivo di ridurre le ivg abbiamo avanzato, inoltre, la proposta di offrire contraccezione gratuita alle donne di età compresa tra i 26 e i 45 anni in disoccupazione o cassa integrazione e alle donne che hanno effettuato un ivg nei 24 mesi successivi alla stessa per evitarne altre. Abbiamo infine ottenuto, grazie a una mozione approvata in Consiglio, di togliere l’obbligo del ricovero di 3 giorni per la RU486, un metodo meno invasivo che tutela maggiormente la salute fisica e psichica della donna che però ad oggi, secondo la nostra indagine, non è ancora molto utilizzata e quindi necessiterebbe di una campagna informativa”.
Milano, 9 ottobre 2019