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“Regione Lombardia e, in particolare, l’assessore alla Cultura Galli, sono davvero interessati al nostro importante comparto audiovisivo?”, se lo chiede Paola Bocci, consigliera regionale del Pd, che stamattina, durante la seduta di consiglio regionale, ha presentato un’interrogazione a risposta immediata proprio su questo tema.

“Abbiamo il Polo cine-audiovisuale che ha sede nell’ex Manifattura Tabacchi, il Centro sperimentale di cinematografia, ovviamente una Film Commission, il Museo interattivo del Cinema e il Museo nazionale della Fotografia: secondo il Piano regionale di sviluppo ognuna di queste istituzioni dovrebbe essere rilanciata e valorizzata, anche per promuovere la Lombardia dal punto di vista turistico – spiega Bocci –. Ma tutto questo non viene mai realizzato: oltre un anno fa abbiamo sentito l’assessore, in Commissione Cultura, fare queste promesse e oggi siamo ancora qui a chiedere che ne sarà del comparto”.

Nella question time la Bocci domandava, infatti, “quali politiche regionali l’assessore intenda perseguire e in quali tempi per rilanciare il settore, poiché dalle dichiarazioni rilasciate di recente appare che si tratti più di una riduzione che di un investimento sul settore, proprio ora che l’audiovisivo risulta essere un vero mercato di attrazione per Milano e la Lombardia, e come intenda proseguire con una realtà quale quella di Lombardia Film Commission che, in attesa di future decisioni, attualmente opera con un unico componente del consiglio di amministrazione”.

Ma Galli ha risposto “solo che i quattro soggetti, in talune circostanze, esplicitano criticità dal punto di vista operativo e che la realtà più virtuosa, dal suo punto di vista, è la Cineteca italiana che costa meno e ha dato risultati significativi. Invece, ha ribadito che la Lombardia Film Commission nella classifica nazionale è l’ultima, ma per fortuna ha riconosciuto che la situazione merita una riflessione molto attenta, cosa che aveva già ampiamente ribadito già un anno fa. Quindi? Dove sono le novità?”.

La consigliera Pd fa notare che l’assessore ha ribadito anche che “al di là della qualità della formazione, il Csc sarebbe costoso e l’offerta a Milano adeguatamente ampia. Perciò, non è chiaro cosa intenda farne, anche se a noi ha risposto che sta pensando a un rilancio complessivo del comparto audiovisivo regionale. Affermazioni, appunto, già fatte più volte e alle quali non è seguito alcun atto concreto”.

Bocci ritiene, dunque, di “non aver ricevuto risposte alle sue domande: è dall’anno scorso che dobbiamo pensarci, credevo che fossimo già passati ai fatti: il Csc attendeva un rinnovo, la Film Commission qualcuno che dialoghi con questo mondo – e faccio presente che in altre regioni questo organismo triplica l’indotto mentre la Lombardia non sfrutta le potenzialità delle imprese del ramo -, i musei hanno una loro precisa destinazione. Il sospetto è che Regione voglia ‘mettersi in pancia’ tutte le istituzioni, ma così il rischio è che diventino autoreferenziali, nel senso più deteriore del termine”.

Milano, 1 ottobre 2019

 

PD Regione Lombardia