Gli infortuni, anche mortali, sul lavoro rappresentano un fenomeno che, nonostante le richieste di aumentare i livelli di sicurezza, continua a presentare numeri inaccettabili. Secondo l’Inail, dall’inizio dell’anno in Lombardia sono state 90 le persone che hanno perso la vita. E la nostra provincia non è esente: ieri un uomo di 60 anni è morto schiacciato da un macchinario. La Regione deve agire e velocemente, perché è chiamata a svolgere un ruolo sui compiti che le competono, ovvero quelli legati alla medicina e alla sicurezza sui luoghi di lavoro. E deve anche favorire una riscrittura di norme nazionali, alcune datate, altre da potenziare, e renderle efficaci nel concreto.
Il lavoro è un diritto fondamentale, uno strumento di realizzazione per le persone, un mezzo per l’autosufficienza economica. Non si può morire per questo. Eppure i dati degli ultimi quattro anni a livello nazionale, come ha rilevato recentemente l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, sono tragici: dopo la pandemia le morti sul lavoro sono drammaticamente aumentate passando da 171 nel 2021 a 452 nel 2022 con un +164%.
Il PD si è sempre speso per indurre Regione Lombardia ad agire concretamente, come dimostra anche un ordine del giorno, votato all’unanimità dal Consiglio lo scorso febbraio, che impegnava la Giunta, compatibilmente con le risorse di bilancio e con l’utilizzo dei proventi delle sanzioni irrogate alle imprese, a implementare le risorse per la programmazione e il sostegno di iniziative di prevenzione e di promozione della salute in ogni fascia d’età e in ogni ambiente di lavoro e a garantire piena attivazione del piano di assunzioni e completamento negli organici delle ATS dei nuovi dipendenti dedicati alla prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro.
Gianni Girelli
Consigliere regionale PD
Milano, 29 settembre 2022