Il voto per designare i tre delegati della Regione Lombardia per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica è stato funestato da un incidente diplomatico in seno alle forze di minoranza. Con il cospicuo aiutino di esponenti di Forza Italia e Fratelli d’Italia, il consigliere pentastellato Dario Violi, già candidato del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Lombardia, ha sopravanzato il capogruppo dem Fabio Pizzul, candidato naturale a quel ruolo in quanto designato dalla componente maggioritaria dell’opposizione, ovvero Pd e alleati di centrosinistra. Di prassi in questi casi gli esponenti di maggioranza esprimono le due preferenze a disposizione in favore del presidente della Regione e del presidente del Consiglio, lasciando all’opposizione l’onere di nominare il proprio delegato che, sempre di norma, è esponente del maggior partito dello schieramento. Questa volta così non è stato. Buona parte della maggioranza ha fatto mancare il suo sostegno al neo-leghista Alessandro Fermi, recente transfuga da Forza Italia, che infatti ha raccolto solo 31 voti sui 49 a disposizione, creando anche qualche imbarazzo per la prova tanto scarsa. Di quei voti in libertà, più di una decina sono confluiti sul consigliere del M5S che, in effetti, ha raddoppiato i voti a disposizione, sopravanzando Fabio Pizzul che ha ottenuto 17 voti: 13 del PD (un consigliere era assente per malattia), il voto del consigliere di Azione e altri tre. A scegliere il delegato delle opposizioni, in fin dei conti, è stata una componente della maggioranza. Rimane da capire perché il Movimento 5 Stelle abbia favorito questo sgarbo al Pd che non ha mai difettato di lealtà nei suoi confronti.
redazioneN7ggPD
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