“La legge di riforma regionale che la maggioranza in solitaria si appresta a votare, rappresenta più una miope difesa dello status quo più che un’opportunità per la nostra Regione e il nostro Paese. E questo perché nella legge si rimarca un’idea vecchia, superata e ampiamente sconfessata anche dalla pandemia da Covid19, che il sistema sanitario abbia lo scopo di migliorare la cura del malato. Quando la chiave di volta, secondo la maggioranza degli studiosi e degli scienziati nel mondo, sia rappresentata invece dalla prevenzione dalla malattia”. Lo ha detto questa mattina in Aula durante il suo intervento il Presidente della Commissione d’Inchiesta Covid19 di Regione Lombardia Gianni Girelli.
“Quello che è ampiamente sbagliato è dunque l’impostazione stessa della legge, che tradisce la mancanza di una riflessione vera da parte della maggioranza del periodo di grande trasformazione che stiamo vivendo. E non parlo solo del Covid, ma anche della superficialità nel leggere i dati demografici del nostro tempo: l’invecchiamento della popolazione comporta una serie di problematiche che esula dalla cura o dall’ospedalizzazione nei momenti acuti – spiega Gianni Girelli – Abbiamo bisogno di una medicina di iniziativa, che permetta ai medici di medicina generale, supportati anche da banche dati puntuali, di andare a intercettare le persone potenzialmente a rischio prima che le malattie insorgano. Puntare su un uso massiccio e ampio dell’attività di screening non solo migliorerebbe la vita dei cittadini ma si tradurrebbe, sul lungo periodo, anche in un risparmio in termini economici per le finanze regionali. Ecco allora che valutare di ampliare la platea delle donne per lo screening mammografico o alzare l’età per le ragazze che potrebbero ricevere il vaccino contro l’HPV sono solo due esempi di come dobbiamo trasformare oggi la sanità”.
“Anche la collaborazione tra pubblico e privato dovrebbe inserirsi in questo filone culturale. Pur avendo una legislazione e una Carta Costituzionale tra le più avanzate nel mondo che garantiscono l’accesso alle cure, non si capisce perché nella nostra regione la discriminante economica continui a incidere così tanto nella qualità delle prestazioni – conclude Gianni Girelli – Se le attività di laboratorio o gli esami diagnostici, quindi le caselle più redditizie, vengono coperte per oltre il 50 per cento dal privato credo che tutti dovremmo porci il problema di come risolvere la situazione. Se per prenotare un esame devo scontrami con liste di attesa insostenibili nel pubblico, ecco che il sistema sanitario diventa altro rispetto al principio di garanzia delle cure”.
Milano, 19 novembre 2021