Una persona di 93 anni, non autonoma riceve un messaggio all’1.46 di notte da Regione Lombardia che dà appuntamento per le 10.40 del mattino seguente a Bollate, in un centro vaccinale a 25 chilometri dall’ abitazione e per giunta in zona rossa. Il risultato? Vaccinazione saltata. E’ questo un caso emblematico e purtroppo non raro del caos, originato dalla mancata programmazione, che da più di 10 giorni continua a dominare la campagna vaccinale anticovid per gli over 80, che è stato raccontato e stigmatizzato dal vicepresidente del Consiglio regionale, Carlo Borghetti. “È perfettamente inutile- sottolinea il consigliere dem- presentare come ha fatto l’assessore Moratti, in modo roboante il piano vaccinale e avere ancora di questi problemi, talmente di base, talmente assurdi che rischiano di inficiare tutto il processo di protezione della popolazione”.
Del resto le criticità della campagna vaccinale sono tante e fin troppo evidenti. “Non c’è – sottolinea il capo delegazione del Pd in Commissione sanità, Samuele Astuti – alcun cronoprogramma ed è chiaro che senza una definizione puntuale e precisa dei tempi delle somministrazioni delle dosi ogni Piano resta una lista dei desideri. La distribuzione dei punti vaccinali, inoltre, non è affatto omogenea nei territori, in alcuni è molto minore che in altri”.
Diverse criticità sono state denunciate anche a Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Mantova e Varese.
Gravissimi anche i ritardi nelle vaccinazioni degli insegnanti. In Lombardia partiranno solo l’8 marzo prossimo, tra disguidi e polemiche. Basti pensare che fino a ieri erano stati dimenticati gli educatori dei nidi e gli insegnanti delle paritarie. “Ma non possiamo non ricordare- sottolinea Astuti- che mentre qui siamo al giorno zero, la Campania ha vaccinato più di 40 mila insegnanti, la Toscana quasi 30 mila e il Piemonte quasi 19 mila”.
E’ evidente che la Lombardia da sola non ce la fa. “Serve cambiare velocità – sottolinea il presidente della Commissione d’inchiesta sul covid, Gianni Girelli -. Va rivista l’organizzazione tra Stato e regioni. Ci sono troppe differenziazioni territoriali”. In Toscana, per esempio, sono già aperte le prenotazioni per gli avvocati e qui è ancora in alto mare la campagna per le categorie più a rischio.
“Serve uno sforzo ulteriore – conclude Girelli – serve un piano nazionale, una regia unica che in modo duttile e rapido affronti le emergenze territoriali. Perché è del tutto evidente che, se la Sardegna è zona bianca e la Lombardia, l’area più popolosa del Paese, arancione rinforzato dopo un anno di Covid, il virus va colpito qui più che altrove”.
RedazioneN7ggPd