Il 29 giugno, in occasione di un dibattito in diretta streaming sul conflitto intergenerazionale e le politiche per i giovani al tempo dell’emergenza socio-economica connessa alla pandemia, è stato presentato il report ‘Next Generation Italy’, realizzato da Learn More e Quorum per il British Council.
“I giovani sono coloro che pagano e pagheranno il conto più alto, in Italia soprattutto, e hanno quindi bisogno di nuove prospettive di crescita, umana e professionale – ha commentato il consigliere regionale del PD Samuele Astuti, capodelegazione in commissione Formazione e Lavoro – . Purtroppo, i dati che emergono da questo report descrivono una situazione allarmante che però non ci sorprende affatto. Il debito pubblico, che è sempre pesato sulle spalle delle nuove generazioni, questa volta assumerà proporzioni spaventose e noi dobbiamo lavorare affinché questo peso sia investito in istruzione e formazione, tali da garantire loro non solo un futuro lavorativo solido e dignitoso, ma anche la possibilità di costruirsi una casa e una famiglia”.
Ecco le domande a cui il report ha cercato di rispondere: quali sono le attitudini dei giovani italiani di fronte al cambiamento? Quali sono i rapporti dei giovani italiani con le istituzioni che influiscono sulla loro visione del mondo? Come reagiscono i giovani italiani al cambiamento? Sono loro stessi a influenzarlo?
“Il rapporto evidenzia che i giovani potrebbero pagare carissima la crisi economica conseguente alla pandemia – aggiunge sulla sua pagina Facebook la consigliera del PD Paola Bocci che si sofferma a commentare qualche dato -: bisogna invertire da subito la tendenza che vede il nostro Paese investire pochissimo sull’educazione (1 euro contro i 350 per le pensioni). Il rapporto ci dice che il 54% di loro vivrebbe o ha gia’ vissuto all’estero, spinto dalla ricerca di un buon lavoro o dalla voglia di essere indipendente dalla famiglia d’origine (il 56% dei giovani italiani tra i 18 e i 34 anni vive ancora a casa). 600.000 laureati italiani scelgono di andare all’estero, soprattutto dalla Lombardia. Oggi anche di questo si è parlato nell’incontro. I giovani sono cresciuti con l’esperienza Covid19 e chiedono risposte alla politica e alle istituzioni sul loro futuro incerto. Il piano dei sostegni europei è una occasione per pensare anche a loro, per restituire fiducia nel loro futuro, con investimenti su istruzione e lavoro, incoraggiamento a proseguire gli studi e strumenti che contrastino lo sfruttamento delle giovani generazioni in ambito occupazionale. Il 30% dei giovani italiani tra i 18 e i 22 anni risponde che per trovare lavoro è importante l’istruzione, percentuale che diminuisce al 23% tra i 27 e i 30 anni. Serve un patto intergenerazionale razionale e un patto generazionale. È necessario poi valutare l’impatto di norme e provvedimenti sui più giovani, per comprendere la portata delle scelte e riforme e politiche strutturali, più che soluzioni estemporanee. L’emergenza per loro altrimenti è destinata a diventare permanente. È in queste azioni tutti i livelli istituzionali devono sentirsi chiamati in causa, regioni comprese”.
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Next Generation Italy fa parte di una serie di progetti di ricerca del British Council su scala mondiale che mira a raccogliere dati per esplorare i bisogni, le potenzialità e le aspirazioni dei giovani (18–30). L’obiettivo di Next Generation è comprendere le attitudini e le aspirazioni dei giovani, dare spazio alle loro opinioni e porre le basi per una politica giovanile in linea con quanto emerso dalla ricerca.