Contro l’aumento di quasi il 40% dell’abbonamento ferroviario mensile Tavazzano-Milano si schiera il Partito Democratico, con la vice presidente del gruppo regionale Patrizia Baffi e il responsabile trasporti in segreteria provinciale del Pd lodigiano Stefano De Vecchi. A partire dal mese di ottobre, infatti, per una decisione unilaterale della Regione, con l’entrata in vigore della tariffa integrata che permette ai pendolari di utilizzare con un solo titolo di viaggio sia il treno che gli altri mezzi pubblici, viene soppresso l’abbonamento “solo treno”. La decisione riguarda tutta l’area metropolitana di Milano e la provincia di Monza, ma include anche alcuni comuni del lodigiano e in particolare Tavazzano, sulla cui stazione gravitano diversi pendolari del nord della provincia di Lodi. L’abbonamento mensile, a partire da ottobre, passa da 59 a 82 euro, con un incremento del 39%. È un cambiamento conveniente per chi utilizza più mezzi, ma un salasso per chi usa solo il treno.
Nei giorni scorsi la Regione ha annunciato che Trenord, almeno per il primo anno di applicazione, introdurrà un rimborso, ma questo comporterà per i pendolari ulteriori complicazioni.
“La tariffa integrata è un grande vantaggio per molti pendolari e noi l’abbiamo sempre sostenuta – spiegano Baffi e De Vecchi – ma la decisione della Regione di cancellare l’abbonamento solo treno, che è utilizzato da chi dalla stazione raggiunge il luogo di lavoro o di studio a piedi, rappresenta per questa categoria un ingiustificato e imponente aumento di costi. La Regione non aveva alcun obbligo di procedere all’allineamento dei prezzi di biglietti e abbonamenti, perché la legge regionale riserva in questi casi un tempo di cinque anni. Le ragioni della scelta, e di tempi così rapidi, è probabilmente legata alla necessità di aumentare gli introiti per Trenord, a danno però dei pendolari. Per noi sarebbe bastato mantenere in vita l’abbonamento che c’è sempre stato, ma Trenord e Regione Lombardia, dopo le proteste nostre e dei pendolari, hanno deciso di introdurre il sistema del rimborso, che però prevede che i cittadini presentino una domanda documentata, che questa venga approvata e che passino tre mesi prima che la somma pagata in più venga restituita. Serviva proprio complicare ulteriormente la vita ai pendolari? Inoltre, che fine farà il bonus regionale che oggi viene riconosciuto agli abbonati delle linee in cui ritardi e soppressioni hanno superato la soglia concordata tra Regione e Trenord? Per questo chiediamo con chiarezza al presidente Fontana e a Trenord di fermare tutto e ripensare le modalità di introduzione della tariffa integrata con modalità più favorevoli possibile per i viaggiatori che utilizzano solo il treno.”
Milano, 20 settembre 2019