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Il nuovo regolamento di assegnazione degli alloggi popolari, approvato oggi dalla Giunta regionale dopo aver integrato le osservazioni della commissione consiliare, non risolve il problema del conteggio o meno del Reddito di cittadinanza ai fini del calcolo del reddito Isee degli inquilini. Il giudizio del Pd, che pure ha contribuito non poco a introdurre migliorie al regolamento, rimane negativo.

“Il nuovo regolamento non risolverà i problemi, non creerà il mix sociale necessario ai quartieri popolari e complicherà le procedure di assegnazione degli alloggi – spiega la consigliera regionale del Pd Carmela Rozza –. Soprattutto rimane senza risposta, a due giorni dall’entrata in vigore, il dilemma sul reddito di cittadinanza, che rischia di creare una grande disparità tra gli inquilini delle case popolari. Se il reddito di cittadinanza verrà conteggiato ai fini del reddito Isee, infatti, la fascia di reddito più bassa non esisterà più, mentre se non verrà conteggiato, si creerà una grossa disparità tra inquilini a pari reddito, da sussidio statale o da lavoro. Che cosa aspettano a risolvere il dubbio?”

Come spiega Rozza, infatti, il percettore di reddito di cittadinanza si vedrebbe beneficiario del sussidio, compreso di una quota destinata all’affitto superiore al canone stesso, mentre un cittadino con un introito annuale uguale ma proveniente dal proprio lavoro dovrebbe continuare a pagare l’affitto.

Questo dilemma, peraltro, riguarda tutte le misure legate all’Isee.

 

Il Pd ha comunque apportato in commissione alcune importanti migliorie: il reddito di decadenza, ovvero la soglia oltre la quale non si ha più diritto a rimanere nella casa popolare, salirà da 30mila a 35 mila euro, e questo è un tema che riguarda principalmente molti anziani che oggi, per essere proprietari di un piccolo immobile al paese d’origine o per avere depositato la liquidazione in banca, si vedono aumentare il reddito Isee rischiando di trovarsi, appunto, in decadenza. A ciò si aggiunge la possibilità, fino ad oggi negata, di ampliare il proprio nucleo familiare in favore dei genitori: in questo modo l’assegnatario può portare a vivere con sé il genitore anziano con il conseguente vantaggio sia per la famiglia che per l’ente gestore.

 

Milano, 4 marzo 2019

PD Regione Lombardia