Su Aldo Rebecchi
nota di Gianni Girelli, Consigliere regionale
La scomparsa di Aldo Rebecchi ha suscitato una forte emozione in tutta la realtà bresciana, e non solo. Ha colto tutti di sorpresa per il rapido decorso della malattia, lasciando un vuoto non indifferente nella politica locale.
Molto è stato detto della sua figura, della sua esperienza da sindacalista, da Amministratore Pubblico, da più volte parlamentare. Senza dimenticare i ruoli che ha ricoperto nelle società pubblico private, fra tutte il tanto amato Banco di Prova, e nel settore della promozione culturale.
La riflessione che mi permetto di condividere vuole mettere in luce lo stile con il quale ha attraversato questi ruoli, stile che in realtà ha rappresentato il suo approccio alla vita. Fermo nei suoi convincimenti, disposto a prendere posizioni sicuramente “non vincenti”, ma utili, non posso dimenticare la sua scelta di appoggiare Enrico Letta al primo congresso del PD. Un sostegno che guardava non all’immediato ma alla prospettiva finale, alla necessità di trovare un approdo se non condiviso, almeno sopportabile da tutti. Dove i rapporti fra forze ed idee diverse erano un punto di partenza per costruire ponti, non arrocchi da cui scavare fossati sempre più larghi. In molti cercano di raggiungere questo obiettivo, in pochissimi riescono però a praticarlo per davvero. Per questo, nel tempo Aldo è diventato un riferimento per la politica, per l’economia, per il mondo del lavoro, per il tessuto sociale del nostro territorio, mettendosi a disposizione nel tessere soluzioni tra i livelli locali e quelli nazionali.
Mancherà questo modello di far politica, dove spesso prevale un approccio muscolare, divisivo, improntato più sull’immagine dell’io che sulla capacità di fare squadra. Mancherà ai massimi livelli Istituzionali, il suo speciale rapporto con il bravo Sindaco Del Bono è stato davvero importante non solo nel momento del giusto successo, ma anche e soprattutto quando quel successo si stava costruendolo. Mancherà alle tante persone che ha incontrato, ascoltato e, se era nelle sue possibilità, aiutato. Mi auguro che non vada perso l’esempio di stile. Anzi spero che sempre più si torni ad una politica dove il compromesso, inteso come “il promettere assieme”, non sia considerato una deriva, ma un traguardo, dove la voce sappia mette assieme la fermezza alla pacatezza del rispetto.
Mi piace infine accostare la sua figura a quella di un altro bresciano d’adozione che da poco ci ha lasciato, Renzo Capra. Diverso il suo ruolo, ma altrettanto importante. Con lui ASM è diventata lo strumento di crescita per la città e la provincia, con lui la necessaria efficienza ed economicità riuscivano a trovare punti di incontro con la sostenibilità e la possibile solidarietà sociale. Figura di manager di fama nazionale che sapeva tenere la porta aperta anche al Sindaco del più piccolo dei Comuni, esperienza sperimentata, non sentita raccontare. Anche in questo caso, un modo di interpretare un ruolo al servizio della comunità, ampiamente superato da manager spesso irraggiungibili e più presi dai dati del bilancio che dalla ricaduta sociale della loro azione.
Aldo Rebecchi, Renzo Capra, due persone che molto hanno dato alla collettività e che molto potranno ancora darci se sapremo guardare al loro sobrio esempio di come si può agire.
Milano, 16 dicembre 2021