Lunedì scorso il vicepremier Matteo Salvini era in Lombardia, impegnato in diversi appuntamenti più o meno elettorali. Era previsto a Brembate, dove un privato cittadino, com’era successo qualche giorno prima a Salerno, aveva deciso di marcare il suo dissenso con uno striscione fatto in casa, dal significato chiaro ma non incendiario: “non sei il benvenuto”.
La Prefettura decide che lo striscione deve essere rimosso e, non potendo accedere dall’interno, ordina ai pompieri di farlo con un loro mezzo, una piattaforma mobile di quelle che vengono utilizzate per portare i soccorsi ai piani alti. Mossa saggia? In poche ore l’immagine è virale: due vigili del fuoco con uniforme e caschi d’ordinanza contro un innocuo striscione bianco scritto a mano in blu. Reprimere il dissenso non fa mai bene e striscioni analoghi compaiono su molti balconi per poi invadere la rete, in una prova generale che promette di accompagnare le prossime uscite del leader leghista, a partire dal quella di sabato a Milano.
Poi c’è Zingonia, dove da un paio di settimane è finalmente iniziata la demolizione delle torri, luoghi ammalorati e degradati che molti problemi, per anni, hanno causato ai comuni della bergamasca su cui sorgono. Salvini arriva in non si sa bene quale veste, ma da fan delle ruspe sale su un escavatore e con tanto di caschetto giallo, assistito da chi lo sa usare davvero, aziona il braccio meccanico in favore di telecamera. Con lui il presidente Attilio Fontana e il salviniano assessore regionale alla casa Stefano Bolognini.
“I cittadini di Zingonia attendevano da oltre dieci anni l’abbattimento delle torri, come promesso tante volte da Lega e centrodestra – spiega Carmela Rozza -. La Lega avrebbe dovuto chiedere scusa per il ritardo con cui si sta intervenendo e invece ha mandato in scena una vergognosa e imbarazzante parata con il presidente della Regione e il Ministro dell’Interno. Uno spot girato con i soldi dei lombardi”.