Che fine faranno i quadri, di chiara matrice comasca, originariamente di proprietà dell’ospedale Sant’Anna e in odore di finire in qualche spazio dell’Ats Insubria a Varese? Lo chiedeva Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd, con un’interpellanza a risposta scritta all’assessore regionale alla Sanità Gallera per avere chiarezza su quello che sa tanto di uno ‘scippo’ ingiustificato. Ebbene, “Gallera non ha risposto, limitandosi a trasmettere copia della richiesta che l’Ats, che ha sede a Varese, ha inviato il 5 giugno scorso alla Soprintendenza alle Belle arti di Milano per chiedere ‘lo spostamento di n. 9 dipinti di valore artistico, risalenti a diversi periodi dal 1600 al 1800 di proprietà della scrivente Agenzia’. Nulla di più”, commenta un esterrefatto Orsenigo.
Ma già il fatto che “almeno uno dei dipinti elencati nella richiesta dell’Ats sia del Novecento, trattandosi del ritratto del benefattore Renzo Ferrero, commissionato dall’Ospedale Sant’Anna nel 1948 a Mario Radice, pittore comasco considerato uno dei capiscuola dell’astrattismo, induce a ritenere che l’Azienda non abbia piena coscienza del patrimonio di cui sta trattando”.
Eppure, l’Ats vuole per sé, in sede, quelle opere e “Regione Lombardia fa come Ponzio Pilato: se ne lava le mani – incalza il consigliere Pd –. E questo la dice lunga sul rispetto che la Giunta di centrodestra ha per le sue province. Con l’aggravante che tutto avviene nel silenzio dei rappresentanti delle forze di maggioranza comaschi, non per nulla sempre afferenti alla stessa area politica”.
Non vi è dubbio, infatti, che i quadri andranno a Varese, dopo il precedente dell’Archivio del Moderno: “Nella sua richiesta alla Soprintendenza l’Ats scrive che la nuova Agenzia ha definito quale sede principale della Direzione strategica il padiglione Biffi, da poco ristrutturato e ubicato nell’ex Ospedale psichiatrico di Varese, in via O. Rossi, identificando questa sede come la più idonea a ospitare nove dipinti ora presenti in via Pessina, a Como. Ma essendo questa una sede d’appoggio della Direzione strategica, con la scusa che la presenza in quegli uffici risulta meno frequente e poco controllata, si sposta tutto lontano da Como, senza considerare altri aspetti di rapporto con il territorio. Ma possibile che nessuna sede a Como possa essere idonea a ospitare queste opere?”.
Eppure, non vi è dubbio che quelle tele sono lariane a tutto titolo: “Quelle opere sono comasche anche per i soggetti che molte di loro rappresentano: oltre al già citato quadro di Radice, altri ritratti di benefattori dell’ospedale Sant’Anna, come Gaetano Negretti o Giovanni Battista Mugiasca, il papa comasco Innocenzo XI Odescalchi, una vista dell’area di San Martino. Dipinti, quindi, che sotto ogni punto di vista dovrebbero rimanere in città. Compreso un pezzo particolarmente pregiato come la seicentesca ‘Famiglia del pittore’ del Nuvolone”.
Milano, 3 luglio 2019
In allegato, l’interpellanza del consigliere Orsenigo, la lettera di accompagnamento dell’assessore Gallera e la nota dell’Ats Insubria