Al 1 luglio 2021, secondo i dati della Federazione italiana medici di medicina generale, in Lombardia stavano andando in pensione 1802 medici di base e i posti vacanti rimanevano 786, di cui 28 nell’Ats di Pavia. Ed è proprio con i ‘dottori’ di famiglia pavesi che Giuseppe Villani, consigliere regionale del Pd, ha parlato prima di fare il suo intervento in Aula, questo pomeriggio, sul tema dei medici di medicina generale, durante la discussione sulla riforma della sanità lombarda.
“Mi hanno chiarito bene le questioni dopo che, in Commissione Sanità, le avevamo già ascoltate dalla voce delle associazioni di categoria, sulla base delle quali abbiamo steso le nostre proposte e fatto i nostri interventi”, specifica Villani.
“Il medico di base o di famiglia, come siamo soliti chiamarlo, è la figura che fa da fronte rispetto a tutta la sanità, regionale e nazionale. Ed è cambiata radicalmente nel tempo, se non altro con l’introduzione dei sistemi informatici e dei fascicoli sanitari elettronici. Ma indubbiamente, rappresenta ancora il sanitario di fiducia, il professionista al quale ci affidiamo per la normale gestione della nostra salute, come per le situazioni più delicate e croniche. Ecco perché è una figura importantissima: l’impatto con la sanità, quando non si tratta di un’urgenza che richiede l’accesso immediato al pronto soccorso, avviene nell’ambulatorio del medico di base, a due passi da casa nostra, nella comunità in cui viviamo, assieme agli altri nostri concittadini”, ha spiegato Villani.
Eppure, i problemi che attanagliano la categoria sono tanti e molteplici. “In primis, la carenza di medici, di laureati che vogliono intraprendere questo tipo di carriera. Le questioni emerse sono molte, a partire dal fatto che per i giovani laureati non è un percorso professionale appetibile: mancano le borse di studio e quando ci sono hanno compensi che rappresentano esattamente la metà di quelle riservate alle specialistiche negli ospedali – ha raccontato il consigliere Pd –. Eppure, è negli ambulatori di quartiere e di paese che si impara davvero e subito il mestiere. Ma non è comunque tra i più attraenti, proprio perché ad esempio quegli stessi ambulatori, così vividi di medicina sul campo, sono costosi, richiedono affitti spesso onerosi, mancano di figure fondamentali come l’infermiere o l’amministrativo. E con la prospettiva di avere un numero di pazienti insostenibile”.
Le associazioni di categoria hanno offerto proposte e soluzioni “che sono rimaste totalmente e incredibilmente inascoltate, riferite agli ospedali di comunità, al loro rapporto con le case di comunità, ai nuovi distretti e al loro importantissimo ruolo di coordinamento, ai presidi socio-sanitari legati a cronicità, disabilità, disagio. Noi ce ne siamo fatti carico e lo specificherò meglio nel mio prossimo intervento riferito solo alla sanità pavese. Ma trovare una Giunta regionale arroccata che non ha tenuto conto delle indicazioni territoriali e professionali di chi vive la sanità lombarda in prima linea, ci ha stupito. Ho fatto presente al centrodestra che non ascoltare o accogliere nemmeno una delle nostre proposte nel merito, significa disconoscere un modello che ormai tiene solo grazie all’abnegazione proprio di quei medici, degli infermieri, del personale sanitario e sociosanitario tutto, delle tante associazioni di volontariato, ma che non regge più di fronte ai problemi concreti che dobbiamo affrontare”, ha concluso Villani.
Milano, 17 novembre 2021