“Quello che avevamo temuto e ventilato anche durante la discussione della riforma sanitaria, si è realizzato: il privato pervaderà tutto il pubblico. Succede al pronto soccorso dell’ospedale Mandic di Merate, ma potrebbe essere la prima di una lunga serie di situazioni di questo genere”, commenta così Raffaele Straniero, consigliere regionale del Pd, condividendo la sua preoccupazione con l’on. Gian Mario Fragomeli, deputato dem, la notizia che al Mandic la carenza di medici di Ps verrà coperta con l’affidamento del servizio di supporto medico, da parte dell’Asst di Lecco, a una società di Milano i cui professionisti si occupano soprattutto di medicina sportiva. “È la dimostrazione plastica che non vi è la volontà di questa Giunta di modificare il rapporto pubblico/privato nella nostra regione”, rincara il consigliere regionale.
Straniero e Fragomeli spiegano ciò che non convince in questo tipo di scelte: “Il pronto soccorso rappresenta un punto essenziale nell’assistenza sanitaria, richiede competenze proprie delle procedure di urgenza e una formazione specifica per quella funzione. Requisiti che non si ha la certezza siano garantiti reclutando personale medico non specializzato, appunto”.
Insomma, secondo i due esponenti dem, “in assenza di programmazione, il privato sarà sempre in competizione con il pubblico e non in sinergia. Il rapporto con il privato non va certo demonizzato, ma ha delle dannose storture che, se non reindirizzate, indeboliscono sempre più la nostra sanità pubblica a favore di quella privata, creando un sistema iniquo che finisce per danneggiare i cittadini più fragili”.
Non solo, aggiungono Straniero e Fragomeli: “Queste scelte fanno venire al pettine i nodi dell’incapacità nella gestione della sanità pubblica. La Lombardia, prima regione italiana in termini di popolazione e Pil, in conformità alla normativa, avrebbe potuto da sempre finanziare borse aggiuntive per le specializzazioni più deficitarie come quelle dei medici di Ps. Oggi lo scenario nella nostra regione è desolante: meno medici, più costi e più precarietà in sanità”.
Che fare? “Sarebbe meglio pensare e provare ad affidarsi piuttosto a interventi, possibilmente temporanei, con le tante cooperative di medici, ad esempio. E poi vanno resi attrattivi certi siti, magari con incentivi anche abitativi rivolti ai medici, soprattutto giovani e specializzandi”, concludono il consigliere e il deputato Pd, annunciando che nel frattempo “ci attiveremo verso i Circoli territoriali del Pd molto preoccupati per questa vicenda”.
Milano, 25 febbraio 2022