Skip to main content

La lingua lombarda, quella bella. I leghisti ci hanno marciato per 5 anni, ignorando completamente e volutamente tutte le regole, le norme, le caratteristiche della linguistica generale e romanza. Convinti della loro convinzione: esiste una ‘lingua’ lombarda. E a nulla sono valsi i suggerimenti – per correttezza linguistica, storica, culturale, non certo politica – di coloro che facevano notare che si tratta di più dialetti e che non era il caso di parlare di una lingua unitaria dentro una legge regionale. E che la lingua lombarda, così come intesa dai leghisti non esiste, come dice da tempo immemore Fabio Pizzul, capogruppo regionale del Pd, a quell’assessore alla Cultura Stefano Bruno Galli che va fiero della sua ‘scoperta’. Anzi, andava fiero.
A distanza di 5 anni dal riordino normativo delle Politiche regionali in materia culturale, in presenza di ulteriori modifiche (questioni tecniche legate ai temi della digitalizzazione, alle regole sul recupero dei reperti bellici, agli ulteriori siti Unesco…), Galli arriva in Commissione Istruzione e bello bello parla testualmente di “presunta ma inesistente lingua lombarda”. Quindi le decine di volte in cui è ripetuta dentro la legge madre verranno cancellate e sostituite da un più generico ‘patrimonio linguistico territoriale lombardo’. C’è da rimanere senza parole, né in lingua, né in dialetto.
Perché, spiega Pizzul, “solo 5 anni fa ci hanno raccontato che la lingua lombarda era questione di vita o di morte per l’identità della regione. Oggi ci dicono che non esiste. Int propit barlafuss…”. Pizzul era stato chiaro: “Il lombardo non è una lingua, ma un insieme di varianti dialettali. E non lo è per ragioni linguistiche, appunto: per essere definito tale, un insieme di segni scritti e parlati deve avere determinate caratteristiche. O per lo meno essere inquadrato normativamente. Friulano e sardo sono gli unici ‘ex dialetti’ italiani a rientrare nella legge nazionale 482 del 1999 che tutela le minoranze linguistiche storiche, come, ad esempio, albanese, sloveno, catalano o tedesco, cioè alcune delle nostre isole alloglotte. Il lombardo non ha nulla di tutto ciò. E oggi, dopo che glielo hanno detto, giustamente, gli studiosi della materia, l’assessore ha ammesso che la ‘lingua’ lombarda non esiste, con il tono di uno che è addirittura scandalizzato. Meno male che all’epoca si era quasi offeso per il motivo contrario…”.

RedazioneN7ggPd

PD Regione Lombardia