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“Ci sono voluti ben quattro anni per approvare una legge quadro sui giovani che per i giovani, concretamente, non cambierà assolutamente nulla”, così Jacopo Scandella, consigliere regionale dem, dopo l’approvazione, in Aula, con l’unico voto contrario del Pd, di una legge che proprio i democratici avevano fortemente voluto, fin dall’inizio della legislatura, e che oggi, dopo essere stata scritta sostanzialmente dal centrodestra, va sotto il nome di ‘La Lombardia è dei giovani’.

“Avevamo proposto, allora, un percorso dedicato al tema dell’autonomia giovanile, proprio perché è l’autonomia il primo, fondamentale, passo verso la costruzione di una società nuova – sottolinea Scandella –. Un obiettivo che sembra ancora molto lontano da raggiungere, anche qui in Lombardia, dove i livelli di retribuzione sono esageratamente più bassi rispetto alle medie europee, così come più basso è il numero delle borse di studio e dove è una piccola minoranza quella che, prima dei trent’anni, riesce ad uscire di casa, mantenerne una propria e costruire una famiglia”.

Ma cosa offre la legge di maggioranza?

“Un osservatorio, un premio, un forum e un piano triennale – risponde Scandella –. Saranno anche elementi interessanti, ma non rappresentano sicuramente una risposta concreta ai problemi reali e urgenti che vivono i giovani oggi e che riguardano l’orientamento, la formazione, il diritto allo studio, l’ingresso nel mondo del lavoro, le politiche abitative e per la famiglia. Ognuno di questi temi merita un approfondimento serio e nessuno di questi, oggi, trova spazio in questa legge”.

Tuttavia, giudizio negativo a parte, la collega Paola Bocci sottolinea che “come gruppo del Pd siamo riusciti a introdurre nella legge alcuni miglioramenti: ad esempio l’inserimento nel testo di un impegno esplicito a potenziare l’orientamento verso percorsi Stem, cioè gli studi scientifici e tecnologici, in particolare, per le giovani studentesse, per favorire pari opportunità nel mondo del lavoro e contrastare le disparità di genere”.
È stata, invece, respinta “la nostra richiesta di promuovere nelle scuole l’educazione alla parità e al rispetto di genere per contrastare stereotipi culturali e violenza di genere”, tiene a dire la consigliera Pd.
Eppure, il tema delle giovani donne alle prese con l’incertezza del futuro “dovrà essere centrale nelle politiche regionali in materia: i timori di non trovare lavoro sono radicati e sappiamo che le donne sono in una condizione più critica. Il lavoro precario riguarda più le donne degli uomini e la maggior parte dei posti persi in questi mesi di pandemia sono di donne – continua Bocci –. Sono poi oltre il 21% le ragazze, tra i 15 e i 34 anni, che non studiano né lavorano, molte di più dei coetanei maschi.
Per il Gruppo del Pd la partita non si chiude certo qui e annuncia che presenterà diversi progetti di legge specifici per dare alle lombarde e ai lombardi tra i 15 e i 34 anni le opportunità e le condizioni per crescere e prendere il proprio posto nella società.

Il video dell’intervento in aula di Jacopo Scandella

Il video dell’intervento di Paola Bocci in aula consiliare

Testo e iter istituzionale sul sito del Consiglio regionale

RedazioneN7ggPd

PD Regione Lombardia