Abbiamo trascorso l’estate a dire cosa si sarebbe dovuto fare, nel caso di una seconda ondata, in autunno. E, come previsto, l’autunno è arrivato, insieme alla seconda ondata. Eppure in Lombardia i posti di terapia intensiva e semintensiva non sono stati aumentati (erano meno di 1000 pochi giorni fa e non i 1500 che invece avrebbero dovuto essere), i percorsi separati per i Covid in molti pronto soccorso non ci sono, le Unità di assistenza domiciliare (Usca) non sono state né aumentate né potenziate, le unità di tracciamento non sono state incrementate, i medici di base andati in pensione non sono stati sostituiti, le assunzioni di infermieri e assistenti sanitari sono state poche.
Eppure, i soldi sono stati messi!
Senza parlare dei vaccini antinfluenzali che ancora non ci sono e degli esami, delle visite e delle attività di screening sospese e mai riprese davvero. O del trasporto locale, che non è stato potenziato come sarebbe stato utile fare.
Oggi in Lombardia la situazione è questa.
E che cosa fa la Regione? Sceglie di sospendere le attività sportive, nonostante le società si siano organizzate per garantire la massima sicurezza dei propri iscritti, e di sospendere le visite nelle case di riposo, nonostante molte di queste si siano organizzate per consentire le visite in sicurezza dietro un plexiglass.
Ora dobbiamo concentrarci per salvaguardare la scuola e l’economia, perché un altro lockdown generale risulterebbe difficile da sostenere. E mettere in campo misure utili ed efficaci, e non generalizzate come può essere un ‘coprifuoco’ notturno in tutta la Regione. Piuttosto, lo si faccia nei territori più critici, come Milano, anche prendendo misure più restrittive e nette. Che senso avrebbe chiudere un’attività che ha una superficie di vendita di 300 mq a Bagnolo Cremasco, solo per fare un esempio, o a Vescovato?
Ma allo stesso tempo bisogna correre per fare ciò che non è stato fatto in questi mesi.
Ma che cosa? Ecco un elenco di otto azioni che devono essere compiute nei prossimi giorni, con l’obiettivo di contenere il contagio e mantenerlo ‘basso’ nei prossimi mesi:
- aumentare il personale (medici e assistenti sanitari) per le attività di tracciamento, raddoppiando i numeri attuali.
- potenziare le Usca (unità di continuità assistenziale). Ad oggi in provincia di Cremona ci sono 4 Usca e 9 medici. Servono almeno 7 usca e 15 medici.
- potenziare e dare una struttura all’assistenza domiciliare, coinvolgendo medici di base, psicologi, infermieri di comunità/famigliari e assistenti sociali (le assunzioni sono già previste dal Ministero così come le risorse!).
- organizzare i tamponi direttamente a scuola, anche attraverso i test rapidi, come votato all’unanimità dal consiglio regionale su nostra specifica proposta.
- utilizzare strutture private accreditate per potenziare il processo dei tamponi e le visite, interventi ed esami per l’attività sanitaria ordinaria.
- attivare tutti i posti di degenza subacuta. In provincia di Cremona se ne registrano 89, di cui 17 (Cremona e Casalmaggiore) risultano non attivi.
- garantire il caricamento dell’esito del tampone sul Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e prevedere la possibilità di delegare ai familiari il consulto per le persone anziane.
- procedere alle assunzioni di medici e infermieri per le strutture ospedaliere e le Rsa, e procedere con la stabilizzazione del personale precario. Già questo sarebbe un ottimo motivo per motivare il personale dei nostri ospedali.
Il fatto che queste cose ancora oggi non ci siano, è la conseguenza di responsabilità precise che non possono essere attribuite al fato o al destino cinico e baro.
Perché se la prima ondata ha colto tutti di sorpresa, questa volta non è così. Soprattutto in Lombardia.
Matteo Piloni
Consigliere regionale del PD
Milano, 20 ottobre 2020