Il 23 maggio è l’anniversario della strage di CAPACI. Con Giovanni Falcone, sua moglie Francesca, Vito, Rocco e Antonio, agenti della sua scorta, ha rischiato di morire la speranza di sconfiggere definitivamente la mafia. Pochi giorni dopo, il 19 luglio, anche Paolo Borsellino veniva barbaramente trucidato.
Da quella stagione molto è cambiato nella consapevolezza della presenza e della pericolosità della mafia nel nostro Paese, in tutto il Paese.
L’attività della Magistratura e delle forze dell’ordine, con la loro attività di indagine, giudizio e condanna, ci hanno consegnato risultati straordinari.
Ma nel contempo le mafie, perché si tratta di realtà diverse per organizzazione, ma simili per finalità, non hanno certo rinunciato alla loro attività, hanno saputo mutare, adattarsi, entrare in modo sempre più insidioso nel tessuto socio economico dell’Italia e di molte realtà europee ed extraeuropee.
Questo è potuto accadere perché è mancata una presa di coscienza collettiva, una volontà diffusa, una reazione condivisa da parte del contesto sociale, dalle istituzioni
all’ economia. Si è passati, specie al nord, dalla negazione alla consapevolezza, dimenticando spesso che dalla consapevolezza è necessario passare al contrasto reale, concreto, efficace.
Leggi chiare, non contraddittorie, sia in Italia che in Europa, sinergie tra istituzioni, imprese, mondo del lavoro, libere professioni, organi di informazione, realtà religiose, scuola, associazionismo, cultura, sono sempre più indispensabili.
Agire in fretta è altrettanto urgente, perché a rischio vi é, dati gli ingenti capitali a disposizione delle mafie, una penetrazione drammatica nella gestione di settori strategici come l’ambiente.
Il ricordo di Capaci diventi allora non un doveroso rito di commemorazione, ma la consapevole assunzione di responsabilità che spetta a ciascuno di noi nello scegliere se stare dalla parte del rispetto della legge, della libertà e della giustizia, o stare dall’ altra parte. Pensare di rimanere semplici spettatori significa già di per se essere in realtà d’aiuto a chi, a parole, si vuole sconfiggere.
🔴 Il 23 maggio, come tante altre tragiche date della nostra storia, diventi il simbolo della risposta, della ferma volontà di costruire un FUTURO libero da mafia, corruzione, soprusi e fondato su diritti e rispetto, di tutti e per tutti. Quel futuro che GIOVANNI FALCONE e le tante vittime di mafia avevano sognato e iniziato a costruire per noi.
Gian Antonio Girelli
Consigliere Regionale
Rappresentante di Avviso
Pubblico Regione Lombardia