Miriam Cominelli sulla riforma del trasporto pubblico locale in discussione in Consiglio regionale
IL PD PRESENTA TRENTA EMENDAMENTI PER CAMBIARE LA RIFORMA DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE
COMINELLI (PD) : “LA RIFORMA E’ UN PERICOLO PER L’INTERO SISTEMA”
Il gruppo regionale del Partito Democratico chiede alla giunta regionale di ripensare la propria riforma della legge quadro sul trasporto pubblico locale, che già la prossima settimana dovrebbe essere licenziata dalla commissione. E lo fa presentando trenta emendamenti con i quali intende potenziare il ruolo di programmazione e pianificazione della Regione, spingere per il potenziamento del servizio nelle aree dove oggi è debole, favorire l’integrazione con il servizio ferroviario regionale e arrivare in tempi brevi al biglietto unico per tutti i mezzi. Al contrario, sostiene il Pd, la proposta della giunta Fontana, scritta dall’assessore Franco Lucente, di Fratelli d’Italia, indebolisce il settore, colpendo soprattutto le agenzie di bacino, gli enti partecipati dalla Regione e da Comuni e Province che gestiscono le gare e il servizio, già oggi in forte difficoltà per carenza di risorse e di personale.
Come spiega la consigliera regionale del Pd Miriam Cominelli, “la giunta Fontana non ha mai considerato il trasporto pubblico per quello che è, una infrastruttura strategica per la vita dei lombardi e per lo sviluppo dei territori. La legge che lo governa, approvata nel 2012, ha mostrato alcuni limiti, ma la riforma che stanno facendo è un pericolo per l’intero sistema, e le audizioni dei soggetti interessati, tutti critici, lo hanno dimostrato. Va cambiata, pensando a potenziare gli enti che governano il trasporto pubblico, che invece la giunta regionale vuole indebolire. Oggi il sistema è forte solo nella Città metropolitana milanese, mentre nel resto della Lombardia è molto più debole, con la punta di Sondrio, dove il trasporto pubblico è cinquanta volte meno diffuso. Così non va bene, occorre cambiare, perché non si può pensare che a gestire il servizio per Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia ci siano solo dodici persone, quando in un’area comparabile come quella del Reno-Meno, in Germania, sono 180. Le nostre agenzie vanno potenziate e la Regione, anziché sfilarsi, come intende fare, deve partecipare con maggiore impegno. In questo senso proponiamo una super-agenzia regionale della mobilità che faccia programmazione e sia di supporto alle attuali agenzie. Attendiamo le risposte di Lucente e della maggioranza”.
CON LA RIFORMA DELLA REGIONE IL TRASPORTO PUBBLICO IN LOMBARDIA È ANCORA PIÙ A RISCHIO. LE PROPOSTE DEL PD PER CAMBIARE
Il trasporto pubblico locale, fatto di bus, tram, pullman extraurbani, metropolitane e anche traghetti sui laghi, è fortemente penalizzato dalla Regione Lombardia, e lo sarà ancora di più se verrà approvata la riforma del settore scritta dalla giunta regionale. Il rischio è che non riesca più a reggere e che i lombardi siano sempre più spinti a usare l’auto privata, soprattutto nelle province diverse da Milano, dove il servizio è già debole.
Per il Partito Democratico questa prospettiva è da scongiurare, e per questo avanza proposte di modifica della legge con due principi: rafforzare il sistema del TPL (trasporto pubblico locale), integrarlo con il servizio ferroviario regionale e potenziare il ruolo di programmazione e pianificazione della Regione.
Oggi in Lombardia, ogni giorno, il TPL trasporta tra 1,5 e 1,9 milioni di passeggeri, da due a tre volte l’utenza del servizio ferroviario regionale, in capo a Trenord. Il primo, dal 2016, è gestito dalle sei agenzie di bacino del trasporto pubblico locale: Milano-Monza e Brianza-Lodi-Pavia, Brescia, Como-Varese-Lecco, Bergamo, Sondrio, Cremona-Mantova. Sono realtà partecipate dagli enti locali e dalla Regione, che hanno compito di programmazione del servizio di trasporto pubblico cittadino ed extracittadino interno alla Lombardia, escluso il servizio ferroviario regionale. Le agenzie gestiscono gare per centinaia di milioni di euro – 1,3 miliardi è la prossima dell’agenzia di Milano – ma sono fortemente sottodimensionate rispetto al ruolo. In tutto, direttori compresi, le agenzie contano 44 addetti, circa la metà delle figure previste da tutte e sei le piante organiche. L’agenzia più grande, quella di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia, conta 12 addetti sui 29 previsti. E pensare che l’ente che compie lo stesso lavoro nella Regione metropolitana del Reno-Meno, in Germania, per servizi di trasporto pubblico su gomma e su rotaia, la RMV GmbH, conta 180 dipendenti. La sproporzione è evidentissima.
Con la riforma Lucente, le agenzie verrebbero ulteriormente depotenziate: la Regione, che oggi ne fa parte, ne uscirebbe formalmente, ma le controllerebbe con direttive vincolanti, pena il taglio delle risorse.
Nel 2025 le risorse pubbliche, statali e regionali, su cui può contare l’intero sistema del TPL in Lombardia ammontano a 689,4 milioni di euro. A queste si aggiungono risorse di comuni e province che nel 2023, ultimo dato disponibile, ammontavano al 6,2% di quelle nazionali e regionali. Un settore da anni in sofferenza economica, e che ha visto negli anni il taglio delle corse, avrebbe potuto contare quest’anno sul cospicuo aumento del Fondo nazionale trasporti, se la Regione non avesse deciso diversamente. A fronte di un aumento del fondo, per la Lombardia, di poco meno di 90 milioni di euro, la giunta Fontana ha deciso di ridurre la propria quota di finanziamento, di risorse autonome, di ben 70 milioni. Al TPL va un aumento complessivo tra 2024 e 2025 del 3,4%, lontanissimo dalle necessità del sistema, anche a fronte dell’aumento dell’inflazione, in particolare del costo dei carburanti, subito negli ultimi anni, nonché della necessità di adeguare gli stipendi degli autisti, che non reggono il carovita e sono causa di licenziamenti e di carenza di nuove leve.
Al trasporto pubblico locale, inoltre, la Regione riserva un trattamento molto meno generoso rispetto a quello del servizio ferroviario di Trenord, che negli ultimi anni ha beneficiato di un rinnovo decennale, senza gara, del contratto di servizio, di un aumento del contributo di cento milioni di euro l’anno e della cancellazione del bonus per i pendolari, una cospicua voce in uscita che andava a vantaggio dei viaggiatori abbonati a ristoro dei disservizi subiti.
TPL, non c’è una sola Lombardia
Carenza cronica di risorse e di personale condizionano un sistema che in Lombardia è fortemente diseguale, e rischia di esserlo sempre di più. Per il TPL non c’è una Lombardia, ci sono tante Lombardie.
Un indicatore significativo della quantità del servizio di trasporto pubblico locale è espresso in “posti – chilometro”, ovvero l’ammontare complessivo dell’offerta, calcolata moltiplicando i chilometri serviti e il numero di passeggeri trasportati. La differenza balza all’occhio: se nella città metropolitana di Milano ogni singolo cittadino può contare su 16.541 posti chilometro (il dato è pro capite), seguita dalla provincia di Brescia, territorio in gran parte montano, con 6.684 posti chilometro, province come Monza e Brianza, Cremona e Lodi sono molto lontane da questi standard. Sondrio chiude la classifica con 257 posti chilometro per cittadino residente, ed è in profondo rosso.
Le proposte del Pd
Con questa situazione ciò di cui la Lombardia ha bisogno è il contrario di quanto intendono fare la giunta Fontana e l’assessore Lucente. Il servizio di trasporto pubblico locale va potenziato, le agenzie vanno valorizzate e il sistema dei trasporti, su ferro e su gomma, deve essere integrato sotto un unico soggetto che ne programmi l’intero servizio.
Il PD propone di uniformare la programmazione del trasporto pubblico sotto un nuovo ente, una super agenzia, partecipata dalle singole agenzie, quindi dagli enti locali, e dalla Regione. L’Agenzia Lombarda della Mobilità (ALM) diventerebbe il principale attuatore delle politiche regionali in termini di mobilità e trasporto pubblico, salvando l’impostazione della legge attuale, basata su sussidiarietà e autonomia dei territori nel governo del TPL, e rafforzando allo stesso tempo il ruolo di indirizzo e di coordinamento della Regione.
L’attuale modello, infatti, sconta il peso della frammentazione territoriale e non favorisce, con la divisione per provincia, lo sviluppo della mobilità pubblica in Lombardia, come dimostrano i dati (vedi sopra).
Il primo compito di ALM dovrebbe essere, secondo la proposta del Pd, sviluppare la bigliettazione elettronica e un sistema integrato di tariffazione: un solo biglietto o un solo abbonamento per ogni mezzo pubblico della Lombardia.
Il secondo scopo dovrebbe essere la costruzione di un piano dei trasporti pubblici perfettamente intermodale, soprattutto tra treni e altri mezzi pubblici, che oggi rispondono a teste differenti: il servizio ferroviario fa capo alla Regione e a Trenord, alle agenzie di bacino il secondo. I due sistemi devono essere collegati e coordinati, permettendo al viaggiatore di compiere un unico viaggio, anche con lo stesso titolo di viaggio, su più mezzi. In questa ottica, il Pd propone anche di rivedere in modo molto più equo la ripartizione delle risorse tra TPL e servizio ferroviario regionale.
Alla Regione il compito di passare dal ruolo di arcigno controllore, previsto dalla riforma Lucente, a quello di programmatore al fianco degli enti locali. Al cittadino il vantaggio di un servizio di trasporto pubblico più forte anche nei territori periferici, di una Lombardia più continua e unita e di un biglietto unico, possibilmente elettronico, con cui raggiungere i luoghi di lavoro e di studio, ma anche di svago e di vacanza. Al sistema economico un servizio di trasporto più efficiente, che è fattore di sviluppo per i diversi territori, e per i cittadini un ambiente meno condizionato dal traffico e dalle emissioni del trasporto privato.
Milano, 6 novembre 2025

